Il suo nome è Irpinia Express, ma localmente lo chiamano anche il “treno delle tre DOCG”. Un modo inconsueto per viaggiare ma che permette di sintonizzarsi subito sul “canale” dello slow travel, utile per assaporare quanto ci attende nelle varie stazioni. Mentre procede, il treno si fa largo fra valli e colline ammantate di vigneti e oliveti, colture cui la zona è particolarmente vocata. La produzione di quest’ultima, per esempio, si concentra a Frigento, originando uno straordinario olio extravergine d’oliva DOP, denominato Irpinia – Colline dell’Ufita.
In alternativa al treno si può percorrere la “Strada dei vini e dei sapori di Irpinia”, che comprende tre distinti percorsi, uno per ciascuna delle tre DOCG. Quella del Taurasi ha il fascino di paesaggi montani coperti da boschi di querce e faggi. Quella del Fiano di Avellino tocca antichi manieri e luoghi di fede, come l’Abbazia di Loreto e il Santuario di Montevergine, entrambi a Mercogliano, mentre quella del Greco di Tufo porta alla scoperta delle origini di questo particolare nome, facendo tappa in miniere di zolfo e cave di tufo, e poi ancora nei centri medievali di Montefusco e di Tufo.
Il Taurasi, il re dei rossi campani, è prodotto in 17 comuni situati a un’altezza compresa fra 400 e 700 metri di quota, e per l’85% da vitigno Aglianico e invecchiato tre anni in botti di rovere. Il Fiano di Avellino ne comprende 26 di comuni, tra la Valle del Calore, la Valle del Sabato, le falde del Monte Partenio e le colline del Vallo di Lauro. Il suo nome deriva dal vitigno, l’antica Vitis Apiana, detta così perché con la dolcezza delle sue uve attira le api. Già apprezzato ai tempi di Federico II di Svevia e prima ancora dagli imperatori romani, il Fiano si colloca oggi fra i migliori bianchi d’Italia. La terza DOCG è quella del Greco di Tufo, bianco emblema del grande contributo che questo territorio ha dato al patrimonio vinicolo italiano. Deve probabilmente il suo nome all’origine del vitigno, importato dai Greci attorno all’VIII secolo a.C. Coltivato su terreni generalmente argillosi e ricchi di potassio e magnesio, ha un sapore fresco e minerale, ed è proposto anche spumantizzato.
Il Consorzio tutela vini d’Irpinia conta circa 500 produttori di uve e aziende vitivinicole, e rappresenta il 75% dei vini prodotti e certificati DOCG. Fra le sue attività c’è Ciak Irpinia, evento che si tiene annualmente ad Atripalda per promuovere la conoscenza di quelle che sono considerate a tutti gli effetti tre eccellenze del Sud. Nel borgo di Taurasi, in estate si svolge invece l’annuale Fiera Enologica, che si articola in cinque serate dedicate a musica, spettacolo, degustazioni, convegni, mostre, artigianato locale e visite ad aziende vitivinicole e cantine.
Un mix di tutto questo e in forma permanente lo offre il MAVV, il Museo Dell’Arte, Del Vivo e Della Vite, noto anche come Wine Art Museum, con sede nella Reggia di Portici, in provincia di Napoli. Da qui sono coordinate una serie di attività realizzate in loco e in collaborazione con alcune aziende irpine, fra cui le Tenute Cavalier Pepe. Fra le più proattive e indipendenti anche nel promuovere il territorio ci sono poi la Tenuta del Meriggio e Feudi di San Gregorio.
Come si diceva, in Irpinia, itinerari naturalistici e religiosi trovano spesso una sovrapposizione con percorsi di tutt’altro genere, legati ai molti prodotti di cui questo territorio è generoso. Ospedaletto d’Alpinolo, per esempio, punto di partenza per l’escursione che conduce fino al Santuario di Montevergine e da qui ai trekking nel Parco Naturale del Partenio, è celebre anche per la produzione di torrone e ”castagne del prete”, così chiamate proprio perché fu un frate a scoprire il particolare processo di cottura che ancora oggi viene usato anche su scala industriale. Un accorgimento tecnico, per così dire, che conferisce al prodotto finale un sapore speciale, unico, che c’è solo a Ospedaletto. Alla sapienza dei Padri Benedettini di Montevergine si deve invece la produzione di ottimi liquori e prodotti erboristici dalle proprietà curative.
Avella è invece legata alla coltivazione della nocciola, orgoglio del piccolo Comune che ancora oggi vede il proprio nome legato a questo frutto tradotto in varie lingue: in catalano e spagnolo è avellana, in portoghese avela e in occitano avelana. La nocciola è una delle prelibatezze attorno alla quale sono stati creati cinque Tour di Degustazioni, con visite alle aziende locali alternate a quelle ai siti archeologi e monumenti di maggior interesse.