Riviera e Borghi degli Angeli

Lungo la costa della provincia di Catanzaro si sviluppa quella che è chiamata Riviera degli Angeli, nota oltre che per le molte bellezze paesaggistiche e per le sue spiagge lambite da un mare incontaminato, per i suoi prodotti enogastronomici, che la rendono un piccolo “paradiso” per gourmand. L’ideale spesa dei golosi inizia con due sapori forti e decisi, che sanno di Calabria: la Soppressata di Calabria DOP, proposta in 3 varianti – bianca, piccante e dolce – e la famosa ‘Nduja di Spilinga, un insaccato a base di frattaglie di maiale dalla consistenza morbida e il colore rosso vivo, dato dalla presenza abbondante del peperoncino. La sua nota piccante non passa inosservata e si addice solo a palati che sanno apprezzare la sua predominanza, gustata spalmata sul pane o come condimento di paste o altri piatti quali pizze e frittate.

Dal retrogusto piccante possono essere anche i formaggi locali, fra cui pecorini, caciocavalli e provolette di varia pezzatura, o le preparazioni in conserva. Melanzane, carciofi, pomodori e alici vengono confezionati sott’olio e sott’aceto secondo le più antiche tradizioni, talvolta appunto con l’aggiunta di piccante del peperoncino. Chiudono il cerchio le Patate della Sila IGP, da gustare in mille modi, e l’ottimo olio extra vergine e il vino, colture affinate dai tempi della Magna Grecia in poi.

Alto Molise

Con una vastità di pascoli come quella vantata dal Molise, la produzione casearia non poteva che essere predominante su tutte le altre eccellenze gastronomiche. Fra i formaggi più rappresentativi della Regione c’è il Caciocavallo di Agnone, stagionato da tre mesi a due anni, dal sapore dolce e pastoso che punta a diventare sempre più intenso con il passare delle settimane. Dolce è la Scamorza Molisana, e salato il Burrino, una sfera di burro incamiciata dalla pasta filata di Caciocavallo. Il Fiordilatte è lavorato allo stesso modo del Caciocavallo, il Pecorino di Capracotta è stagionato da 3 mesi a 2 anni, e ha odore intensamente aromatizzato e dal sapore lievemente piccante se stagionato.
Dopo i formaggi seguono i salumi, fra cui spicca la Soppressata Molisana, “nobile” perché fatta con coscia, filetto e lardello di maiale sminuzzati e speziati con sale e pepe, sia macinato che in grani. Il gusto è morbido ma deciso.

Pochi lo sanno, ma il Molise ha il primato di essere la regione italiana più ricca di tartufo, in particolare di quello bianco -Tuber Magnatum Pico, con una quantità pari al 60% della produzione totale nazionale. Il Tartufo dell’Alto Molise si trova in particolare nei pressi di Carovilli, San Pietro Avellana e Capracotta, mentre nelle zone più asciutte del Molise si raccoglie in maniera abbondante il tartufo nero, detto anche Scorzone e Uncinato.

Ottimi per accompagnare la robusta cucina locale sono i vini dell’Alto Molise: il Doc Pentro – rosso, rosato, bianco – , la Tintilia – rosato, rosso , rosso riserva – e il Rotae IGP, nelle versioni bianco, rosato, rosso.

Costa del Molise

Lungo la costa del Molise si assaporano alcuni dei prodotti più rappresentativi di questa Regione, vocata all’agricoltura ma con un’anima generosa che a tavola non fa mancare davvero niente. Il piatto tipico di Termoli è per esempio U’ brevette, il brodetto di pesce, un mix ricco di cicale, gragnelitte (tracina), gallinella (mazzolina), scorfani, merluzzi e seppioline e altre specie ittiche. Il tutto condito con pomodori maturi, peperoni dolci, prezzemolo, aglio e peperoncino. Con le seppioline si realizza anche un’altra pietanza che non manca mai da queste parti: Sècce e ‘Pisille, seppie e piselli.

Si punta verso l’entroterra per qualche chilometro, ma sempre tenendo lo sguardo puntato sul blu del mare, ed ecco la ventricina, la specialità di Montenero di Bisaccia. Si tratta di un insaccato di carne di maiale composto da pezzi di carne grassi e magri tagliati grossolanamente, insaporiti con sale e peperoncino tritato, dolce o piccante, in modo da donare profumo e colore.

Ad accompagnare queste pietanze dai sapori decisi e persistenti c’è la Tintilia del Molise, DOC dal colore rosso rubino intenso. Autoctoni di rilievo sono anche il Biferno DOC, il Molise del Molise DOC, il Pentro d’Isernia DOC e Osco o Terre degli Osci IGT.

Maremma del Nord

Dal 1994, il vino Monteregio si fregia del marchio DOC, proponendo il Rosso nella versione Novello e Riserva, il Rosato, il Bianco e il Vin Santo Occhio di Pernice. L’area di origine del Monteregio è quella delle Colline Metallifere dell’Alta Maremma Grossetana, e per assaporarne la mineralità si può fare tappa in una delle cantine o delle aziende agrituristiche poste lungo i 132 km della Strada del Vino e dei Sapori del Monteregio di Massa Marittima. Qui si trova il Centro Informazioni della Strada, mentre a Roccastrada il Museo della Vite e del Vino, punti di riferimento per chi vuole approfondire la conoscenza del territorio a tutto tondo, magari degustando un calice fra una visita e l’altra.

A pochi chilometri da qui, si raggiunge la Località Poggio La Guardia, a Giungarico, vicino Gavorrano, cuore del Parco Nazionale delle Colline Metallifere Grossetane. Fra i filari impiantati in una terra rossa come poche per la sua composizione ferrosa, si colloca la cantina Rocca di Frassinello, inserita a buon diritto nel progetto Cantine d’Autore. A firmarne la ristrutturazione in chiave avveniristica ed ecosostenibile, niente meno che Renzo Piano. Oggi una realtà da vedere, visitare, assaporare.

Pescara

Provengono da aree remote dell’Abruzzo, lontane dai consueti itinerari turistici, e come tali, i prodotti agroalimentari esposti alla “Mostra Mediterranea – Eccellenze d’Abruzzo” diventano una forte attrattiva per il pubblico, locale e non solo, che durante questa tre giorni di incontri, mostra-mercato e degustazioni, si ritrova al Porto Turistico Marina di Pescara. Giunta alla 37° edizione (nell’anno 2023), Mediterranea è in assoluto la fiera dedicata alle tipicità agroalimentari più longeva della Regione, punto di riferimento per gli operatori internazionali del settore agroalimentare ma anche di gourmand in cerca di prodotti di nicchia da scoprire, comprare, portare a casa.

Spettacolare incipit di questo processo virtuoso che mette in moto l’economia locale di tutta la Regione è la Costa dei Trabocchi, in provincia di Pescara, scenario di Mediterranea. L’evento ha dunque il pregio di rendere omaggio all’eccezionale patrimonio di biodiversità agroalimentare dell’Abruzzo, ma anche di stimolare indirettamente la conoscenza del territorio, e da qui l’idea di un viaggio che conduca direttamente alla “fonte” di tanta bontà.

Costa degli Etruschi

Le sue bottiglie raggiungono quotazioni da record, paragonabili a un Picasso nella vendita di una casa d’aste. Il Bolgheri Sassicaia è un vino toscano DOC rinomato in tutto il mondo, la cui produzione è consentita solo in provincia di Livorno, e precisamente nel Comune di Castagneto Carducci, e andando ancora più nello specifico, solo sui terreni di un’azienda, Tenuta San Guido, che possiede tutta l’area della DOC. Questa caratteristica particolare lo rende l’unico vino italiano di una specifica cantina che ha una DOC riservata, in esclusiva. Per l’80-95%, il Sassicaia è composto da uve di Cabernet Sauvignon, e per il resto da Cabernet Franc. Un blend molto apprezzato per la sua struttura e carattere, ideale per accompagnare cacciagione e cibi dal sapore intenso, come quelli toscani insomma. L’origine di questa “case history” dell’enologia contemporanea italiana ma non solo risale agli anni Quaranta, a quando cioè il marchese Mario Incisa della Rocchetta importò dalla Francia delle barbatele di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. Nel 1944, furono prodotte le prime bottiglie di Sassicaia, ma solo a uso familiare, e così fu fino al 1968, anno della commercializzazione. Ma la DOC Bolgheri comprende altre 40 aziende associate al Consorzio, distribuite lungo la Strada del Vino e dell’Olio Costa degli Etruschi, dove è possibile effettuare degustazioni, visite in cantina ed esperienze di conoscenza del territorio con guide specializzate.

La valle dell’Esaro

La Valle dell’Esaro interessa alcuni borghi della provincia di Cosenza, fra cui Altomonte, Roggiano Gravina e San Marco Argentano, distribuiti su un territorio ad alta vocazione agricola. Roggiano, per esempio, dà il nome a due importanti cultivar calabresi, il peperone roggianese e l’olivo roggianella, diffusi anche in altre zone ma nativi di questa località, da mettere fra le tappe da non perdere anche per la presenza di un parco archeologico istituito nel 1989, all’interno del quale si possono ammirare i resti di una Villa Termale Romana.
In zona, si producono anche ottimi fichi, talmente in abbondanza che è tradizione essiccarli per conservarli anche per l’inverno, magari lavorati con noci, mandorle e cioccolato. Dai fichi deriva anche il miele aromatizzato al fico. Essiccati sono anche i peperoni, roggianesi ma non solo, che localmente sono detti “pipazzi cruschi”.

Itinerario degli antichi commerci. La Riviera dei Cedri e gli antichi vini

Parlare di un agrume con sistemi multimediali. Succede anche questo al Museo del Cedro di Santa Maria del Cedro, provincia di Cosenza, tappa che vale la pena di mettere in programma anche solo per la bellezza dell’edificio che lo ospita, un opificio del XV-XVI secolo conosciuto come il Carcere dell’Impresa. Qui si parte dalle origini antichissime del frutto, si ripercorrono le tappe principali della sua storia e della diffusione e si arriva al territorio che da secoli lo ospita e fa proliferare. A tal proposito, il Consorzio del Cedro di Calabria ha messo a punto anche due percorsi a tema. Il primo è il cosiddetto Percorso Artistico che parte dal Centro Storico di Santa Maria e coinvolge diversi artisti locali.
Poi c’è il Percorso Archeologico legato al sito di Laos, colonia della Magna Grecia, dove ci si concentra sul racconto dell’arrivo del cedro in Italia. Una volta che si è in cammino, vale dunque la pena lasciarsi guidare dall’istinto, lungo la Riviera dei Cedri.

Cosenza est: la costa Ionica e i fasti della Grande Sibari

Il borgo calabrese di Rossano, in provincia di Cosenza, è noto per due cose: il Codex Rossanensis, prezioso manoscritto miniato in greco del VI secolo d.C. contenente i Vangeli di Marco e Matteo, e la liquirizia. Entrambi questi “tesori” sono custoditi gelosamente “in casa”, il primo nel Museo Diocesano e del Codex, e il secondo nel Museo della Liquirizia “Giorgio Amarelli”. Quest’ultimo è un esempio illuminato di “museo d’impresa”, nato cioè per iniziativa di un imprenditore locale che ha voluto così valorizzare un certo prodotto e la tradizione, in questo caso gastronomica, che ne è derivata. Per intenderci, un altro modello simile è quello della Ferrari a Maranello, il più visitato d’Italia di questo genere, seguito proprio da quello della piccola Rossano grazie a una media di 50.000 visitatori all’anno. Nel 2001, in virtù di questi numeri importanti, il Museo della Liquirizia ha vinto il premio Guggenheim Impresa & Cultura, e nel 2004, è stato realizzato un francobollo della serie filatelica italiana “Il patrimonio artistico e culturale italiano”.
L’edificio che lo ospita si trova in Contrada Amarelli, omonima della famiglia che da tre secoli si occupa di estrarre, lavorare e commercializzare la liquirizia.

Luoghi del commissario Montalbano

Ha quasi quattro secoli di storia la scaccia ragusana, detta anche scacciata o schiacciata. Si tratta di una tipica specialità siciliana, diffusa soprattutto nella provincia di Ragusa, ed è un piatto dalle origini povere, che si presenta come una sorta di focaccia ripiena, farcita e ripiegata su se stessa. Il ripieno più classico è a base di pomodoro, caciocavallo stagionato grattugiato, oppure con pomodoro, melanzane fritte e basilico.

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