La memoria olfattiva è un elemento importante di un viaggio, e a Torino è sicuramente legata all’aroma del Vermouth. Vino, zucchero ed erbe sono gli ingredienti base del liquore simbolo del capoluogo piemontese, al centro di quella che si chiama Esperienza Vermouth©. Un laboratorio che in qualche ora passa dalla teoria, attraverso documenti e curiosità legate al liquore, alla pratica, per consentire ai partecipanti di creare il proprio Vermouth. Ciascuno potrà dosare gli ingredienti e comporre il proprio blend, scegliendo fra vino bianco e rosse e le giuste tinture. Il risultato sarà un souvenir self-made, da gustare una volta tornati a casa.
Type turistici: Enogastronomia
Macerata
La tradizione contadina di Macerata e della sua provincia emerge tutta nel paesaggio, caratterizzato prevalentemente da campi coltivati e aziende agricole, e da ciò che queste microimprese producono. In primis, i salumi, quali lonza, salame lardellato e coppa che fanno da “contorno” al re degli insaccati marchigiani, il ciauscolo, il salame reso spalmabile per l’alta percentuale di grasso. Anche i formaggi sono da intenditori, grazie a due razze locali di ovini, la Vissana e la Sopravvissana, alla base della catena produttiva di ottimi pecorini e ricotte.
A fine pasto, vasta la scelta di dolci, alcuni carichi di miele e di mosto, come per esempio i Cavallucci di Apiro, tipici del Natale, i Sughitti, realizzati con mosto, farina e mais, e alcuni tipi di biscotti diffusi in tutto il maceratese. Ottimi anche il Torrone di Camerino, la Pizza di Pasqua, il Calcione di Treia e la Serpe di Cingoli ripieno di cioccolato, da addolcire con il miele millefiori dei Monti Sibillini. Per un calice di accompagnamento, il Verdicchio di Matelica e il Rosso Piceno vincono su tutto.
Arcipelago isole Eolie
Il termine Cucunci dice poco o nulla a chi non è pratico di Sicilia o siciliano, ma se accostato a Capperi ecco che si capisce subito, e la mente, e soprattutto l’olfatto e il gusto, “atterrano” sulle Isole Eolie. Salina, Lipari, Stromboli, Panarea, Vulcano, Filicudi e Alicudi, le “sette sorelle” che guardano da lontano la costa Nord-Orientale dell’isola madre, la Sicilia. Dunque, i cucunci altro non sono che i boccioli di cappero non ancora aperti, colti e messi sotto sale per essere conservati a lungo, e ricordare anche in inverno, dopo mesi, anni, il profumo del “jardinu a mezzo di lu mari…”. Frutti antibatterici, anticancerogeni, antinfiammatori, che spuntano dai muretti a secco dei piccoli centri abitati delle Eolie, attingendo linfa vitale da un pugno di terra, prendendo quella poca acqua che il cielo dona ogni tanto, di certo di rado in estate. Ma questa è la Sicilia, e il sapore inconfondibile dei suoi capperi e dei cucunci, da qualche tempo orgogliosamente DOP, nasce anche da questa condizione estrema e bellissima.
Golfo di Squillace
Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore, o più semplicemente Cassiodoro, fu un politico, letterato e storico romano che visse ben 95 anni, a cavallo fra il IX e il V secolo d.C. A questo uomo che evidentemente aveva fatto della cultura poliedrica la sua cifra, si ispira l’itinerario enogastronomico che si snoda lungo il Golfo di Squillace, in provincia di Catanzaro, conosciuto appunto come Strada dei Sapori di Cassiodoro, Tale itinerario tocca in particolare le località di San Floro, Girifalco e Staletti, piccoli borghi del versante ionico delle Serre calabresi.
Di formaggi, ortaggi, olio e vini della sua terra, il letterato descrisse ampiamente proprietà e virtù in un’opera che divenne subito un manuale di riferimento del settore. Non c’è dubbio che, pur subendo una comprensibile mutazione nel tempo, la cucina di tradizione calabrese sia rimasta in grossa sostanza molto simile a quella a lui coeva, almeno per quanto riguarda gli ingredienti base, quali per esempio olio, vino e capperi, oltre a “ervi e timpa”, termini che in dialetto locale indicano le erbe di sentiero e le essenze spontanee. Fra queste, i capperi, l’origano, gli asparagi e il finocchio selvatico sono le più comuni, impiegate ieri come oggi per insaporire primi e secondi piatti, o contorni di verdure di stagione. Tutti questi prodotti sono oggi tutelati dall’Associazione Strada dei Sapori Cassiodorei.
Città di Reggio Calabria
Il bergamotto di Calabria è un prodotto talmente pregiato e raro da meritare un luogo che ne celebrasse storia, cultura, coltura e tradizioni. E’ il Museo del Bergamotto di Reggio Calabria, la cui visita stimola vista, olfatto e curiosità.
Se l’agrume più pregiato del mondo è l’ingrediente principale dell’industria profumiera e cosmetica in generale, ci sono altri prodotti locali che sono alla base della gastronomia di Reggio Calabria, che ha una caratteristica molto particolare: i piatti tradizionali sono spesso legati a eventi religiosi, a ricorrenze che affondano le radici nei secoli, fino a quasi 3.000 anni fa, ripescando dal passato elementi della cultura della Magna Grecia e di varie dominazioni fino all’Unità d’Italia.
A Natale e all’Epifania è usanza mettere in tavola tredici portate, a Carnevale si mangiano maccheroni e carne di maiale, mentre l’arrosto d’agnello e i pani spirituali sono sinonimo di Pasqua. Le acciughe, gli insaccati di maiale, i formaggi, le verdure sott’olio e i pomodori secchi fanno invece parte dei numerosi prodotti locali conservati con vari metodi, nati per necessità in periodi di carestia o di lunghi assedi dei nemici. Echi del passato che oggi alimentano la fiorente industria agroalimentare.
Langhe Monferrato Roero
Fra Asti e Cuneo, Monferrato da una parte e Langhe dall’altra, si va a scuola di degustazione di tartufo. Già, perché da queste parti, la più pregiata delle tuberacee raggiunge la sua vetta, con la varietà del Bianco d’Alba, e quindi, proprio qui, nella sua patria più eccelsa, si scoprono i mille segreti per esaltarlo al meglio a tavola. Degustazioni olfattive, test sensoriali, show cooking e ricette: tutto punta alla valorizzazione di questo fungo ipogeo dal profumo inimitabile, sotto la guida di un esperto che ci guiderà passo a passo, dalla teoria passando alla pratica, ai fornelli e poi a tavola.
Costa degli Dei
Parlando di enogastronomia calabra, e in particolare della provincia di Vibo Valentia, il pensiero corre immediatamente alla Cipolla Rossa IGT di Tropea, icona della tradizione locale e sinonimo stesso di questo lembo di terra italica, ma soprattutto prodotto principe fra i molti di qualità che arrivato sulla tavola da queste parti. Oltre al rosso vermiglio di questo ortaggio che pare sia stato importato addirittura dai Fenici, oggi fra i motori dell’economia dei comuni in cui è maggiormente diffusa – ossia fra Nicotera e Campo di San Giovanni, già in provincia di Cosenza, e lungo la fascia tirrenica, fra Briatico e Capo Vaticano – sono protagonisti dei ricettari locali anche il pesce azzurro e il tonno, e i loro molti derivati, e il Tartufo di Pizzo, il cui nome non deve trarre in inganno. Trattasi infatti di un dolce tipico della pasticceria calabrese, a base di latte, zucchero, uova, nocciole e cacao, creato a Pizzo per la prima volta nel 1940, e da allora diventato un must per chiudere un pasto in dolcezza.
Area dello Stretto e La Costa Viola
Di Bagnara Calabra, cittadina a una trentina di chilometri dal capoluogo di Regione, si conosce il volto aristocratico del Castello ducale dei Ruffo, noto anche come Castello Emmarita, sede di eventi artistici e culturali, e quello in puro stile Art Nouveau di Villa De Leo, realizzata nel 1910 dall’architetto genovese Eugenio Mollino e passata ai libri di storia dell’architettura come primo grande progetto di abitazione signorile a struttura antisismica. Ma Bagnara Calabra è anche la città del torrone di Bagnara IGP, unico torrone IGP d’Italia, e dei vini IGT fra i più caratteristici della Calabria. Parliamo dell’IGT Costa Viola, che comprende i vitigni di Aglianico, Ansonica, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Calabrese, Castiglione, Chardonnay, Gaglioppo, Greco Bianco e questo solo per citarne alcuni. Altro IGT di Bagnara e dintorni è il Pellaro, la cui denominazione è consentita solo con Alicante, Nerello Calabrese e Castiglione. E ancora, Arghillà, Indicazione Geografica Tipica che rappresenta una delle più importanti aree vitivinicole della Calabria, includendo molti vitigni già nominati per la Costa Viola.
Area Grecanica
Fra i vini classificati come IGT della Calabria, terra dove la tradizione enologica affonda le radici ai tempi delle colonie della Magna Grecia, c’è quello denominato Palizzi. La provincia interessata a tale coltivazione è quella di Reggio Calabria, i Comuni quelli di Bova, Bova Marina, Brancaleone, Condofuri, Staiti e ovviamente Palizzi, affacciati tutti sulla costa ionica. Nel suo blend si possono riconoscere una trentina di vitigni autoctoni e non, mentre le tipologie in cui si può presentare in bottiglia sono tre: Palizzi Rosso, Rosso Novello e Rosato.
Riviera dei Gelsomini
Lungo la Riviera dei Gelsomini, compresa nei 90 km che separano Riace e Locri, in provincia di Reggio Calabria, si distendono filari di vini DOP e IGT, valorizzati in Italia come all’estero da Slow Food e dalle iniziative della sua Fondazione. il passito DOC Greco di Bianco, il Bivongi, la più giovane DOC della Regione, riconosciuta nel 1996, disponibile nelle versioni bianco, rosso e rosato e creato da un blend di uve di Gaglioppo, Greco Nero, Nocera e Calabrese, e il Locride IGT, basato da un mix che può comprendere numerosi vitigni, fra cui Aglianico, Ansonica, Guarnaccia, Malvasia nera di Brindisi, Nerello Mascalese e Trebbiano Toscano. Nella stessa zona, viene prodotto un Presidio Slow Food, annoverato anche fra i PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale) simbolo della ricca produzione casearia della Calabria, il Caciocavallo di Ciminà, formaggio semiduro a pasta filata realizzato con latte di vacca e capra e caglio naturale di capretto.