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Sardegna

Parlare di isola è riduttivo, perché la Sardegna è molto di più, è un continente. Non certo per estensione geografica, ma per varietas. La stessa storia geologica di questa terra, fisicamente separata e distante dalle masse continentali di Europa e Africa, ha determinato aspetti di assoluta particolarità, generati anche alla sua età: 600 milioni di anni incisi nella pietra, dalle scogliere a picco sul mare fino alle vette innevate dell’interno, che ne fanno la parte più antica di tutto il territorio italiano. Da qui deriva una ricchezza naturale straordinaria, oggi tutelata da grandi parchi nazionali – vedi quello dell’Asinara e dell’Arcipelago della Maddalena – da riserve naturali, oasi e zone protette locali, paradisi popolati da numerose specie di flora e fauna endemiche. Un universo che, per i non sardi, è davvero “altro”. Altro, del resto, era il popolo misterioso che ne ha firmato la storia con monumenti straordinari, i nuraghi, oggi testimoni di pietra d’un passato enigmatico, ma ancora vivo. Nelle feste, nelle tradizioni e nei sapori di una cucina vigorosa e inconfondibile, per esempio, come vigorose e inconfondibili sono, oltre le iconiche spiagge da cartolina, anche le terre dell’interno, le montagne, le foreste, i paesi e le città.

Insomma, la “differenza” della Sardegna è certamente un dato di fatto e una constatazione ormai ovvia, oltre che un sentimento della maggior parte dei sardi. Diversità intesa come naturalezza e naturalità, genuinità, arcaicità, primitività, preistoria vivente, ma anche nel suo rimanere sempre un luogo incontaminato, nell’animo e nella sostanza, nonostante, in alta stagione, diventi oggetto di un vero assalto. Per questo, la Sardegna, che grazie soprattutto alla Costa Smeralda è diventata simbolo di un’estate senza fine, è capace di riservare emozioni inaspettate, quelle di un mondo ancora tutto da scoprire. E non solo d’estate. In virtù del clima e delle mille ricchezze alternative al mare, oltre a offrire 1.949 km di coste è una meta da vivere tutto l’anno, ricca di profumi, di umori, di colori che, con il variare delle stagioni non perdono ma semmai mutano la propria malia e intensità.

Quella sarda resta nel complesso un’antropizzazione debole. Grande quanto la Sicilia, ha un terzo dei suoi abitanti, resta cioè un antico Paese rurale. Messaggio che si percepisce forte e chiaro nella fascinosa Gallura, rosa per le mille sfumature della sua pietra granitica onnipresente; nei suadenti torpori della “catalana” Alghero, la cui costa si incunea in misteriose grotte da esplorare; nel porticciolo di Bosa e nel suo magico entroterra; poi nelle leggende della selvaggia Ogliastra e nel “profondo centro” della Barbagia, fino a risalire il crinale del Gennargentu; nell’inaspettata vitalità di Cagliari, capoluogo sui generis con le spiagge che arrivano prossime al centro storico; e ancora nelle struggenti atmosfere del Sud-Ovest, che anticipano l’incanto dell’Isola di San Pietro.

Ma, al di là di questi e mille altri luoghi da fare propri, sono la storia e la cultura il filo conduttore di viaggi  indimenticabili. Basti citare le feste popolari, che da secoli tramandano suggestioni di rara forza evocativa, spesso legate alle ricorrenze del Carnevale o del santo patrono del paese. Ogni manifestazione si trasforma in un momento di sentita aggregazione popolare: ascoltare i muttos, i tipici canti a sfondo amoroso, ammirare con quanta grazia e dignità giovani e anziani indossano ancora i costumi tipici in caroselli colorati, significa vivere un pezzo di vita sarda, originale, spontanea, ancorata alle più antiche e fantasiose credenze. Ecco allora sfilare grandi processioni in costume, enormi ceri ondeggiare negli stretti vicoli, arditi cavalieri lanciarsi in rituali galoppate, uomini incappucciati intonare canti lugubri e centinaia di fedeli correre a piedi nudi su strade sterrate. Sacro e profano che si fondono in un tutt’uno di grande forza, che coinvolge tutti i sensi: l’udito con i suoi canti, la vista con i suoi richiami a maschere e costumi di ispirazione ancestrale, il tatto con la ruvida bellezza di tessuti, sculture e opere artigianali da comprare e portare a casa, l’olfatto e il gusto stimolati da sapori più di terra che di mare. Altro paradosso di quest’isola-continente abitata da un popolo più di pastori che di marinai.

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Area Archeologica di Sant'Anastasia

Sardara, Sardegna

51 elementi Cosa fare e vedere

  • Siti archeologici

Area Archeologica di Sant’Anastasia

Sardara, Sardegna

Sardara è forse il paese della provincia del Sud Sardegna con la più alta concentrazione di nuraghe, ognuno con caratteristiche uniche. I quattro pozzi sacri nuragici dell’area archeologica di Santa Anastasia, di cui uno solo già scavato e riemerso dal suolo, costituiscono infatti l’unico sito di tutta la Sardegna all’interno di un centro abitato. Il primo pozzo sacro fu scavato nel 1913, ed era originariamente all’interno della Chiesa di Santa Anastasia, edificio che fra l’altro è fra i più antichi di tutta l’isola. Per rendere il pozzo accessibile dall’esterno fu realizzata un’opera non da poco per l’epoca: la facciata della chiesa fu smontata e spostata di qualche metro. Il luogo vanta inoltre la certificazione Herity, vale a dire l’avallo dell’Organismo Internazionale non Governativo per la Gestione di Qualità del Patrimonio Culturale.

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  • Siti archeologici

Complesso Nuragico di Riu Mulinu o Cabu Abbas

Olbia, Sardegna

Dall’alto dei suoi 250 metri, Cabu Abbas era una sorta di vedetta del Golfo e il porto di Olbia. Per questo, fra il 1300 e il 1200 a.C. fu scelto questo luogo per erigere una costruzione fortificata, nota oggi come Nuraghe Riu Mulinu. La torre centrale era circondata da una possente muraglia, peculiare per gli spuntoni rocciosi inglobati lungo il perimetro.
Il nuraghe è monotorre e ha forma circolare, per circa 8 metri di diametro, e presenta una sovrapposizione di blocchi di granito. Le passate campagne di scavo hanno riportato alla luce una fossa sacrificale con frammenti di ossa bruciate e reperti ceramici, e un bronzetto che raffigura una donna con un’anfora sulla testa, tassello prezioso che ha fatto immaginare come il sito di Riu Mulinu fosse un luogo destinato al culto dell’acqua e ai riti sacri.

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  • Siti archeologici

Parco Archeologico Nuraghe Appiu

Villanova Monteleone, Sardegna

Sughere e lecci monumentali circondano il Parco Archeologico Nuraghe Appiu, situato
nelle campagne di Villanova Monteleone, ai piedi del Monte Cuccu, lungo la fascia costiera di Capo Marargiu e Capo Caccia. Aree naturalistiche protette che fanno da “barriera” al sito, che comprende il Nuraghe Appiu trilobato, in parte crollato ma con tre ampie stanze rimaste intatte, un villaggio di circa 200 capanne, un secondo nuraghe monotorre, una Tomba di Giganti e due dolmen di piccole dimensioni. Chi volesse prolungare la passeggiata, lungo i sentieri tracciati potrà socrgere anche i resti di
un circolo megalitico e di un tempio “a megaron”.

Pietre per affilare, macine, mortai, schegge di selce e ossidiana, falcetti in bronzo, vasellame, tegami, fusi e pesi da telaio sono solo alcuni dei reperti rinvenuti nelle capanne, che hanno permesso di attribuire a ciascun ambiente la sua originaria funzione, di bottega piuttosto che di abitazione privata, e di datare l’insediamento agli inizi dell’Età del Ferro, tra il X e IX secolo a.C.

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  • Siti archeologici

Altare Prenuragico Monte d’Accoddi

Sassari, Sardegna

Cosa ci fa uno ziqqurat mesopotamico in Sardegna? Di primo acchito, quando si arriva di fronte all’altare prenuragico di Monte d’Accoddi, nella campagna della Nurra, nel sassarese, è a questo che si pensa, ai molti rimandi architettonici a un modello lontano nel tempo e nello spazio che fanno di questo monumento un unicum in tutto il bacino del Mediterraneo occidentale. Molte le leggende nate attorno alle sue origini, risalenti a circa 5000 anni fa, fra cui quella che vuole l’edificio costruito da un principe-sacerdote fuggito dal Medio Oriente. Altro enigma quello della sua funzione, probabilmente religiosa: secondo alcuni studiosi si doveva trattare di un “villaggio-santuario” dedito allo svolgimento di riti legati alla fertilità.

Lungo la ‘vecchia’ statale 131, nel tratto tra Porto Torres e Sassari, appare la sua sagoma tronco-piramidale, con una lunga rampa di accesso. L’altare si erge nello stesso luogo di un precedente “Tempio Rosso”, forse distrutto da un incendio, di cui rimangono alcune tracce. Il “nuovo” tempio a gradoni è oggi circondato da un vasto villaggio nel quale si nota la “capanna dello stregone”, 1600 mq per 6 metri di altezza che si fanno scorgono anche a lunga distanza. Un richiamo a questo sito, con alcuni approfondimenti sulle varie teorie del caso, si trova nel Museo Archeologico Sanna di Sassari, dove sono custoditi i molti reperti rinvenuti in loco.

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  • Siti archeologici

Reggia Nuragica Santu Antine

Torralba, Sardegna

Sa Domu de su Re. La dimora del re. Per essere chiamato così, il Nuraghe Santu Antine di Torralba, in provincia di Sassari, doveva avere forma e dignità da reggia, che in parte conserva ancora. È infatti considerato uno dei gioielli dell’architettura protosarda, ossia di quei secoli cosiddetti dell’Età del Bronzo medio e dell’età del Ferro, compresi fra il XVI e il IX secolo a.C.. Mastio centrale e bastione trilobato con attorno un abitato di 14 capanne circolari e di edifici rettangolari di età romana: questo era un tempo e questo in parte è ancora visibile in loco e nelle sale dedicate del Museo della Valle dei Nuraghi nel Logudoro Meilogu, nel centro urbano di Torralba, dove hanno trovato giusto spazio i reperti delle varie campagne di scavo effettuate negli ultimi anni. Una curiosa serie di pani di bronzo, rinvenuta in una delle 14 capanne, è invece custodita nel Museo Sanna di Sassari.

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  • Siti archeologici

Nuraghe Majore

Ittiri, Sardegna

Complesso e bilobato. Si definisce così la struttura del Nuraghe Majore, situato in posizione sopraelevata nei pressi del Comune di Ittiri. Lo si raggiunge percorrendo la strada Monte Untulzu, fino alla località Musellos. Qui, i blocchi di trachite sono disposti in filari irregolari, a comporre due torri, fra cui una centrale alta circa 15 metri, e una secondaria, volta verso Est, di forma leggermente ellittica. Nonostante il passaggio di più di tremila anni di storia si faccia sentire, il Nuraghe Majore di Ittiri è considerato uno dei più importanti della provincia di Sassari, soprattutto per via della struttura in muratura isodoma – realizzata cioè con blocchi di pietra tutti delle stesse dimensioni – e di forma circolare, racchiusa nella torre secondaria, originariamente coperta a falsa cupola e utilizzata per cerimonie e rituali.

Il sito di Ittiri riporta però anche tracce di un’epoca ancora precedente, come evidenzia un
grande menhir in trachite, detto Sa Pedra Fichida, mentre tracce di muri rettilinei, sempre in grossi blocchi trachitici, rimandano al periodo della dominazione romana, lasciando intendere che in realtà l’area non fu mai abbandonata per secoli.

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Area Archeologica di Sant’Anastasia

Sardara, Sardegna

Sardara è forse il paese della provincia del Sud Sardegna con la più alta concentrazione di nuraghe, ognuno con caratteristiche uniche. I quattro pozzi sacri nuragici dell’area archeologica di Santa Anastasia, di cui uno solo già scavato e riemerso dal suolo, costituiscono infatti l’unico sito di tutta la Sardegna all’interno di un centro abitato. Il primo pozzo sacro fu scavato nel 1913, ed era originariamente all’interno della Chiesa di Santa Anastasia, edificio che fra l’altro è fra i più antichi di tutta l’isola. Per rendere il pozzo accessibile dall’esterno fu realizzata un’opera non da poco per l’epoca: la facciata della chiesa fu smontata e spostata di qualche metro. Il luogo vanta inoltre la certificazione Herity, vale a dire l’avallo dell’Organismo Internazionale non Governativo per la Gestione di Qualità del Patrimonio Culturale.

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Complesso Nuragico di Riu Mulinu o Cabu Abbas

Olbia, Sardegna

Dall’alto dei suoi 250 metri, Cabu Abbas era una sorta di vedetta del Golfo e il porto di Olbia. Per questo, fra il 1300 e il 1200 a.C. fu scelto questo luogo per erigere una costruzione fortificata, nota oggi come Nuraghe Riu Mulinu. La torre centrale era circondata da una possente muraglia, peculiare per gli spuntoni rocciosi inglobati lungo il perimetro.
Il nuraghe è monotorre e ha forma circolare, per circa 8 metri di diametro, e presenta una sovrapposizione di blocchi di granito. Le passate campagne di scavo hanno riportato alla luce una fossa sacrificale con frammenti di ossa bruciate e reperti ceramici, e un bronzetto che raffigura una donna con un’anfora sulla testa, tassello prezioso che ha fatto immaginare come il sito di Riu Mulinu fosse un luogo destinato al culto dell’acqua e ai riti sacri.

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Parco Archeologico Nuraghe Appiu

Villanova Monteleone, Sardegna

Sughere e lecci monumentali circondano il Parco Archeologico Nuraghe Appiu, situato
nelle campagne di Villanova Monteleone, ai piedi del Monte Cuccu, lungo la fascia costiera di Capo Marargiu e Capo Caccia. Aree naturalistiche protette che fanno da “barriera” al sito, che comprende il Nuraghe Appiu trilobato, in parte crollato ma con tre ampie stanze rimaste intatte, un villaggio di circa 200 capanne, un secondo nuraghe monotorre, una Tomba di Giganti e due dolmen di piccole dimensioni. Chi volesse prolungare la passeggiata, lungo i sentieri tracciati potrà socrgere anche i resti di
un circolo megalitico e di un tempio “a megaron”.

Pietre per affilare, macine, mortai, schegge di selce e ossidiana, falcetti in bronzo, vasellame, tegami, fusi e pesi da telaio sono solo alcuni dei reperti rinvenuti nelle capanne, che hanno permesso di attribuire a ciascun ambiente la sua originaria funzione, di bottega piuttosto che di abitazione privata, e di datare l’insediamento agli inizi dell’Età del Ferro, tra il X e IX secolo a.C.

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Altare Prenuragico Monte d’Accoddi

Sassari, Sardegna

Cosa ci fa uno ziqqurat mesopotamico in Sardegna? Di primo acchito, quando si arriva di fronte all’altare prenuragico di Monte d’Accoddi, nella campagna della Nurra, nel sassarese, è a questo che si pensa, ai molti rimandi architettonici a un modello lontano nel tempo e nello spazio che fanno di questo monumento un unicum in tutto il bacino del Mediterraneo occidentale. Molte le leggende nate attorno alle sue origini, risalenti a circa 5000 anni fa, fra cui quella che vuole l’edificio costruito da un principe-sacerdote fuggito dal Medio Oriente. Altro enigma quello della sua funzione, probabilmente religiosa: secondo alcuni studiosi si doveva trattare di un “villaggio-santuario” dedito allo svolgimento di riti legati alla fertilità.

Lungo la ‘vecchia’ statale 131, nel tratto tra Porto Torres e Sassari, appare la sua sagoma tronco-piramidale, con una lunga rampa di accesso. L’altare si erge nello stesso luogo di un precedente “Tempio Rosso”, forse distrutto da un incendio, di cui rimangono alcune tracce. Il “nuovo” tempio a gradoni è oggi circondato da un vasto villaggio nel quale si nota la “capanna dello stregone”, 1600 mq per 6 metri di altezza che si fanno scorgono anche a lunga distanza. Un richiamo a questo sito, con alcuni approfondimenti sulle varie teorie del caso, si trova nel Museo Archeologico Sanna di Sassari, dove sono custoditi i molti reperti rinvenuti in loco.

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Reggia Nuragica Santu Antine

Torralba, Sardegna

Sa Domu de su Re. La dimora del re. Per essere chiamato così, il Nuraghe Santu Antine di Torralba, in provincia di Sassari, doveva avere forma e dignità da reggia, che in parte conserva ancora. È infatti considerato uno dei gioielli dell’architettura protosarda, ossia di quei secoli cosiddetti dell’Età del Bronzo medio e dell’età del Ferro, compresi fra il XVI e il IX secolo a.C.. Mastio centrale e bastione trilobato con attorno un abitato di 14 capanne circolari e di edifici rettangolari di età romana: questo era un tempo e questo in parte è ancora visibile in loco e nelle sale dedicate del Museo della Valle dei Nuraghi nel Logudoro Meilogu, nel centro urbano di Torralba, dove hanno trovato giusto spazio i reperti delle varie campagne di scavo effettuate negli ultimi anni. Una curiosa serie di pani di bronzo, rinvenuta in una delle 14 capanne, è invece custodita nel Museo Sanna di Sassari.

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Complesso e bilobato. Si definisce così la struttura del Nuraghe Majore, situato in posizione sopraelevata nei pressi del Comune di Ittiri. Lo si raggiunge percorrendo la strada Monte Untulzu, fino alla località Musellos. Qui, i blocchi di trachite sono disposti in filari irregolari, a comporre due torri, fra cui una centrale alta circa 15 metri, e una secondaria, volta verso Est, di forma leggermente ellittica. Nonostante il passaggio di più di tremila anni di storia si faccia sentire, il Nuraghe Majore di Ittiri è considerato uno dei più importanti della provincia di Sassari, soprattutto per via della struttura in muratura isodoma – realizzata cioè con blocchi di pietra tutti delle stesse dimensioni – e di forma circolare, racchiusa nella torre secondaria, originariamente coperta a falsa cupola e utilizzata per cerimonie e rituali.

Il sito di Ittiri riporta però anche tracce di un’epoca ancora precedente, come evidenzia un
grande menhir in trachite, detto Sa Pedra Fichida, mentre tracce di muri rettilinei, sempre in grossi blocchi trachitici, rimandano al periodo della dominazione romana, lasciando intendere che in realtà l’area non fu mai abbandonata per secoli.

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