Il Palazzo Rinascimentale Martirano – Spinelli di Aieta è uno dei pochi edifici civili del Cinquecento rimasti perfettamente intatti in tutta la Calabria. La sua mole domina il piccolo centro abitato in provincia di Cosenza, tanto che si avvista il suo profilo già da lontano. Per inciso, Aieta, 800 abitanti appena, è fra i “Borghi più belli d’Italia” ed è inserito dentro il Parco Nazionale del Pollino.
Costruito dai Marchesi Cosentino e poco dopo passato in mano agli Spinelli di Scalea, nel 1913 il Palazzo viene dichiarato Monumento Nazionale e perciò adeguatamente tutelato. A stupire è, oltre alle sue dimensioni, anche la disposizione degli spazi interni, che prevedevano una serie infinita di ambienti, fra cui corpo di guardia, sale di vigilanza, sala di ricevimento, Cappella, ufficio del Marchese, sale di soggiorno, di musica e di gioco, camere da letto, cucine, dispense, cantine, sala delle armi, prigioni e cisterne per l’acqua.
Arte e natura sono i due elementi che caratterizzano Aieta, uno dei “Borghi più belli d’Italia”. I suoi 800 abitanti e i visitatori che si spingono fin quassù possono infatti godere di numerosi edifici e monumenti di notevole interesse storico-artistico, ma anche di flora e fauna tutelati in quanto Parco Nazionale del Pollino. Nella Chiesa di Santa Maria della Visitazione, per esempio, si può ammirare un raro strumento di scuola napoletana, l’Organo Bossi, costruito dall’organaro Bossi e consegnato alla chiesa nel 1673. Un pezzo di storia locale che ha accompagnato per quasi quattro secoli la vita del paese, e che nel 1995 è stato oggetto di un’importante restauro che ha permesso di recuperare gran parte dei materiali originari.
Dalla Calabria a Parigi e in Normandia e ritorno. Questo l’iter seguito dall’artista Franco Azzinari, originario di San Demetrio Corone, nel cosentino, che all’età di 14 anni lascia la Calabria per allargare i suoi orizzonti e lasciarsi ammaliare dallo stile di Maestri come Van Gogh, Gauguin e Monet. Nel 1978, dopo tanto peregrinare, ritorna nella sua terra e trova nella macchia mediterranea la nuova fonte di ispirazione. Poi, l’incontro con il sindaco del piccolo borgo di Altomonte e l’idea di creare una mostra permanente con una quarantina di opere realizzate nell’arco di circa trent’anni. Ed ecco così nel 2002 la nascita del Museo “Franco Azzinari” allestito negli ambienti della Torre Pallotta, struttura difensiva di origine normanna nel cuore del borgo di Altomonte, con una raccolta dal titolo “Vent’anni con la natura”.
La grande ricchezza di opere d’arte giunta fino a noi ha avuto nei secoli due motori principali, soprattutto in un contesto storico come quello che ha caratterizzato la Calabria: le famiglie nobili e di feudatari e gli ordini religiosi. Se ne ha chiara testimonianza nel Museo Civico di Altomonte, il cui percorso espositivo si divide in due sezioni: medievale e domenicano. La prima conserva la ricca collezione di opere raccolte a partire dal Trecento dalla casata Sangineto, fra le contendenti al feudo di questo piccolo ma importante borgo del cosentino. Collezione sviluppatasi per lo più attorno alla Chiesa di Santa Maria della Consolazione e che comprende fra le altre il San Ladislao, tempera su tavola dipinta nel 1326 da Simone Martini, due tavole di Bernardo Daddi, con quattro figure di santi datate al 1328, e due lastre di alabastro della prima metà del XIV secolo importate dalla Francia e commissionate da Filippo Sangineto.
Altrettanto preziosa la sezione domenicana, dove accanto a oli su tela e sculture lignee ampio spazio è dato a paramenti sacri, reliquiari e argenterie liturgiche. Bellissimo il mobile da farmacia del ‘500 e i codici miniati rinvenuti nella sacrestia della Chiesa di Santa Maria della Consolazione e custoditi un tempo nella Biblioteca, scrigno prezioso di testi di teologia, diritto canonico e storia della Chiesa, soprattutto del periodo della Controriforma.
La Chiesa dell’Immacolata di Badolato è, senza esagerazione alcuna, una delle emergenze architettoniche più interessanti della provincia di Catanzaro. Lì, isolata su un poggio a 250 metri di altitudine, con una vista che abbraccia l’intero Golfo di Squillace, da Punta Le Castella fino a Punta Stilo, è un ideale belvedere per cogliere in un solo colpo d’occhio la bellezza della costa ionica della Calabria.
Ma a motivare la visita è anche il suo originale impianto esagonale creato a partire dal 1686, su cui si innesta una cupola della stessa foggia, formando un gioco di geometrie che invita alla contemplazione. Mentre fuori si ammirano il portale in granito attribuito agli scalpellini in forze alla vicina Certosa di Serra San Bruno e un pannello in maiolica realizzato nell’800 dai ceramisti di Squillace, dentro spiccano l’altare maggiore in marmo bianco con decorazioni policrome e il pavimento in maiolica con disegni a margherita.
Menorah, Shofar, Torah. Nell’Aula della Preghiera della Sinagoga rinvenuta nel Parco Archeologico Archeoderi di Bova Marina ci sono tutti gli elementi per riscrivere un pezzo di storia della Calabria e non solo. Il suo ritrovamento negli anni Ottanta ha infatti permesso di aprire nuovi scenari nell’ambito della presenza del culto ebraico nel Sud dell’Italia e più in generale nel Mediterraneo: essendo stata in uso tra IV e VI secolo d.C., è infatti la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica.
Gli scavi hanno da subito evidenziato due nuclei dell’edificio e riportato alla luce un gran numero di manufatti ora esposti nel Museo annesso al Parco Archeologico: il mosaico pavimentale policromo dell’Aula della Preghiera risalente al IV secolo d.C., il tesoretto di 3079 monete in bronzo custodite in una brocchetta del IV-V secolo d.C. e il miliario stradale del IV secolo d.C. rinvenuto in località Amigdalà non lontano dall’odierna SS 106.
Con 15.000 esemplari di fossili di fauna e flora locali datate fra i 100.000 e i 120.000 anni fa, il Museo Civico di Paleontologia e Scienze Naturali dell’Aspromonte di Bova, a circa 70 km da Reggio di Calabria, è uno dei più importanti nel suo genere di tutto il Sud Italia. Una serie di carte geografiche del Parco Nazionale dell’Aspromonte accolgono all’ingresso i visitatori, che possono così familiarizzare da subito con la particolare realtà naturalistica della zona. Per una migliore comprensione di quanto raccontato da tali reperti, la collezione è di recente stata arricchita di pezzi provenienti da diverse parti del mondo, creando un iter evolutivo attraverso le varie ere geologiche.
Il Museo, creato nel 2012, organizza anche numerose attività divulgative pensate soprattutto per i ragazzi, come per esempio “Un giorno da paleontologo”, laboratorio didattico che integra il percorso museale con momenti pratici quali il ritrovamento di fossili e la loro ripulitura.
La tutela della biodiversità e del paesaggio. Questo l’obiettivo primario della AIAB, vale a dire l’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica della Calabria, che partendo proprio dal metodo della coltivazione bio punta e un modello di sviluppo sostenibile e polifunzionale.
Per comprendere meglio la direzione intrapresa e i target da perseguire, lo studio delle tradizioni del passato è un passaggio fondamentale. Partendo da tale presupposto, alla AIAB fa capo anche la gestione del Museo Agro-Pastorale dell’Area Ellenofona di Bova Marina, ospitato dal 1999 presso il piano terra dell’Istituto Ellenofono. Qui, circa 200 oggetti e una ricca collezione di suggestive fotografie d’epoca illustrano la cultura materiale locale, toccando le principali fasi dei cicli produttivi di agricoltura e pastorizia e delle varie lavorazioni artigiane dell’area Grecanica, come per esempio la produzione di tessuti realizzati con fibre di ginestra.
Fra i borghi medievali della provincia di Terni c’è Ferentillo, che nella cripta della Chiesa di Santo Stefano nasconde qualcosa di unico in Umbria, noto come il Cimitero-Museo “Le Mummie di Ferentillo”. L’edificio sorge nel XV secolo sui resti di una struttura precedente di epoca romanica, divenuta appunto la cripta, dove sono conservate alcune mummie di cui è stata resa nota l’esistenza solo nel 1805, quando un editto napoleonico ordinò di riesumare tutte le salme sepolte all’interno delle chiese. Ciò che si vede scendendo nella cripta è impressionante: all’interno di teche sono custoditi una ventina di corpi mummificati – il più antico dei quali ha oltre quattro secoli – la cui conservazione è dovuta alla ventilazione costante e alla presenza di particolari microrganismi nella terra. Santo Stefano mostra anche alcune interessanti opere d’arte: due piccole logge con balaustre in legno di gusto rococò, una grande tela del 1759 raffigurante il Martirio di Santo Stefano, opera di Giuseppe Rosi, l’affresco del Presepe di Pierino Cesarei del 1595, lo splendido fonte battesimale e un tabernacolo per gli oli sacri datato al XVI secolo.
L’etimologia del toponimo Guardiagrele porta lontano e permette di ripercorrere 2500 anni di storia. In principio, nel IX secolo a.C., fu Aelion, da Hélios, Apollo, Dio del Sole, da cui Graelion, divenuto Graelium con i Romani, Grele con i Longobardi e Graeli con i Normanni, e infine in Guardia (dal longobardo warda, che indica un posto di vedetta militare) di Grele, da cui l’attuale Guardiagrele. A Guardiagrele ha sede il Parco Nazionale della Majella, area ricca di acque, boschi e pascoli, anfratti e valli nascoste da scoprire a passo lento, in mountain bike o a cavallo. I sentieri sono segnalati e attrezzati con appositi cartelli predisposti dal Club Alpino Italiano su flora e fauna, che da queste parti include l’orso, il lupo e l’aquila.
Chi volesse invece affidarsi a guide specializzate può farne richiesta presso la Cooperativa Sociale Linea Verde, che offre anche tour storico-culturali nel Borgo Medievale di Guardiagrele. Questo tocca la Cattedrale di Santa Maria Maggiore, il Sacrario di Andrea Bafile, il Museo del Costume e della Tradizione, la bella Villa Comunale, la Chiesa di Santa Maria Del Carmine, Torre Orsini e la Chiesa di San Rocco. Sempre a Guardiagrele, in località Piana delle Mele, ha inoltre sede il Parco Avventura Majella, il più grande Parco Avventura d’Italia, con oltre 250 giochi sospesi tra gli alberi, collegati da passerelle, ponti tibetani, tunnel e tirolesi mozzafiato.