Statua Bronzea del Germanico

Le campagne del Centro Italia sono da sempre foriere di belle sorprese, di regali inaspettati che ci ha lasciato la storia. Come quello datato 1963, che ha visto riemergere dal sottosuolo di Amelia, in provincia di Terni, la statua bronzea del generale romano Nerone Claudio Druso, detto Germanico, che oggi fa bella mostra di sé nel Museo Civico Archeologico della cittadina umbra.

Alta più di due metri, la statua raffigura un fiero condottiero armato e coperto da una corazza riccamente adorna, nell’atto della cosiddetta Adlocutio, il gesto di spronare i soldati alla battaglia.

Ma chi era Germanico Cesare? Gli annali raccontano le gesta di questo principe designato all’Impero romano, morto a soli 34 anni nel 19 d.C. ad Antiochia, in Siria, all’apice della carriera politica e della popolarità. La tradizione vuole che le sue ceneri furono riportate a Roma dalla moglie Agrippina accompagnata dai figli, tra i quali il futuro imperatore Caligola.

 

Oasi naturalistica del Lago di Alviano

Avvicinarsi all’Oasi Naturalistica del Lago di Alviano, nel ternano, sembra un gioco di scatole cinesi, perché i suoi 900 ettari si trovano inclusi nel Parco Fluviale del Tevere, a sua volta parte del Parco Regionale dell’Umbria, che comprende anche il Lago di Corbara e le Gole del Forello.

Un complesso intreccio di ambienti naturali che fanno di questa oasi WWF in provincia di Terni una delle più vaste d’Italia, rara e preziosa anche perché comprende tutti gli ambienti tipici delle zone umide ad acqua dolce: palude, stagno, acquitrini, marcita e bosco igrofilo tra i più estesi dell’Italia centrale, con ambienti acquatici scomparsi da oltre un secolo.

Creata nel 1990, l’Oasi Naturalistica del Lago di Alviano è oggi un Sito d’Importanza Comunitaria e anche una Zona di Protezione Speciale, scrigno di biodiversità da tutelare e tramandare alle future generazioni.

Area Archeologica Carsulae

Carsulae – Sydney. Migliaia di chilometri di distanza, eppure questa piccola città in provincia di Terni e la megalopoli australiana sono legate da un filo, in grado di riportarci indietro nel tempo di circa duemila e cinquecento anni.

Sorta nel V secolo a.C., si può quasi dire che Carsulae sia stata scoperta più e più volte. Nel suo destino, che ha attraversato più di venticinque secoli, le campagne di scavo sono infatti state molteplici, a partire dal Cinquecento in poi, fino alle più recenti guidate appunto dalla Maquarie University di Sydney.

Sebbene i primi insediamenti risalgano all’epoca pre-romana, è con la costruzione della Via consolare Flaminia, nel 221 a.C., che la città vive il suo periodo di massimo splendore, di cui oggi sono stati riportati alla luce una grande quantità di monumenti e di strutture edilizie, oltre ad una serie di iscrizioni. Simbolo del sito archeologico è il cosiddetto Arco di San Damiano, insieme all’Anfiteatro, ai Tempi gemelli e a ciò che rimane delle Terme.

Narni Sotteranea

Il Convento di San Domenico a Narni è la porta di accesso a un mondo nascosto e misterioso, fatto di corridoi e ambienti ipogei noti come Narni Sotterranea. Nel 1979, sei giovani speleologi scoprono per caso la chiesa del XII secolo che si sviluppa proprio sotto il convento.

E’ l’inizio di una serie di scavi e perlustrazioni che in breve tempo portano al recupero di una fitta ramificazione di vie sotterranee, oggi in parte aperte al pubblico per le visite guidate. Dalla chiesa, attraversando un muro si accede a una cisterna di epoca romana, probabile resto di una ricca domus.

Da qui, percorrendo un lungo corridoio, si entra in una grande sala, in origine adibita a sede degli interrogatori del Tribunale dell’Inquisizione. Era la cosiddetta Stanza dei Tormenti, appellativo ritrovato nei documenti degli Archivi Vaticani e, grazie a chissà quale link di connessione, persino al Trinity College di Dublino.

Lago di Piediluco

Scorci e panorami incantati, natura incontaminata, un delizioso borgo di pescatori con tanto di rovine di una fortezza medievale. Il Lago di Piediluco, alle propaggini dell’Appennino Umbro, nel ternano, ha tutti gli ingredienti per essere un locus amoenus, che per questa sua gradevolezza in passato ha attirato e ispirato numerosi artisti, facendo diventare questo specchio d’acqua una tappa d’obbligo nel Grand Tour.

Fra gli habitué ci furono per esempio lo scrittore Richard Lassels, autore di An Italian Voyage, e il pittore Jean-Baptiste Camille Corot, ammaliati anche dal colore verde smeraldo del lago, che in inverno si tinge del bianco delle nevi del Terminillo.

Fra le curiosità del Lago di Piediluco c’è senz’altro quella legata al toponimo, che rimanda all’essenza del paesaggio in cui è collocato, “ai piedi del bosco sacro”, oltre a quella di essere una meta ideale per la pratica degli sport acquatici, tanto da essere stato scelto dalla Federazione Italiana Canottaggio come sede del Centro Nazionale Remiero. Infine, il suo emissario, il fiume Velino, è deviato verso Marmore, andando a formare insieme al fiume Nera la Cascata delle Marmore.

Orvietano

Le principali cantine vitivinicole della zona di Orvieto sono un retaggio di un’epoca antichissima, perché sfruttano spazi sotterranei scavati nel tufo addirittura dagli Etruschi, e poi usati dai Romani per il periodo di fermentazione. I primi a esportare extra confine il vino di Orvieto furono proprio i Romani: grazie a loro, anche nelle Gallie era giunta la fama di questa terra florida e perfetta per produrre vino di qualità, apprezzato nei secoli anche dai Papi, vedi Papa Paolo III Farnese e Gregorio XVI, che pare abbia addirittura voluto che il suo corpo fosse lavato con questo vino prima di essere inumato. Ad oggi, sono ben 11 le DOC, 2 le DOCG e 6 le etichette IGT, da scoprire lungo quattro Strade del Vino, dette del Cantico, Etrusco Romano, del Sagrantino e dei Colli del Trasimeno. Qualche numero può sintetizzare la forza straordinaria di questo settore sempre più trainante dell’economia locale: con una superficie vitata pari a 17.000 ettari, di cui il 30% in montagna e il restante 70% in collina, l’Umbria ha decisamente un elevato rapporto fra superficie coltivata a vite e disponibile, la maggior parte della quale produce appunto Orvieto Doc, con vigneti che si distribuiscono su entrambi i lati del Paglia, il fiume che scorre attraverso la città di Orvieto fino a confluire nel Tevere.

Ternano-Narnese

Non c’è Natale senza il Pampepato. A Terni e dintorni è così, e da oltre 500 anni, secondo alcuni addirittura dai tempi dei Romani. Al di là della reale datazione storica, a Terni come ad Aquasparta, Ferentillo, Calvi dell’Umbria, Narni e a Monteleone di Orvieto, di questo tipico dolce delle Feste si tramanda di secolo in secolo la ricetta, ricchissima con i suoi 16 ingredienti tra cui non mancano mai abbondanti noci, mandorle, pinoli, cioccolato, canditi, e, ovviamente, pepe in quantità. Inserito nei ricettari regionali già dal XIX secolo, inizia ad acquisire lustro “solo” nel 1913, grazie all’impegno di un celebre pasticcere, Spartaco Pazzaglia, che iniziò a proporlo tutto l’anno nel suo “salotto buono” in centro a Terni. Ad oggi, il Pampepato di Terni è insignito del marchio IGP, che ne sottolinea l’importanza nel patrimonio gastronomico ma anche culturale del territorio umbro.

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