Situato sulle rovine di un antico castelliere dell’età del bronzo, il Villaggio Preistorico Monte Corgnon offre un affascinante viaggio nel passato, con una ricostruzione accurata di un villaggio fortificato d’epoca. I reperti archeologici recuperati e esposti nei musei archeologici di Santorso e Rotzo suggeriscono che questo sito abbia avuto una funzione predominante come alpeggio, ma con una strategica posizione per la caccia nei boschi circostanti. All’interno dello spazio recintato del Villaggio, i visitatori possono esplorare la ricostruzione della capanna del ceramista, del tessitore e due forni, testimonianze autentiche di come le comunità dell’età del bronzo organizzavano la loro vita quotidiana. L’ambiente offre un’immersione autentica nelle attività dell’epoca, grazie all’accompagnamento di guide esperte. I visitatori hanno l’opportunità di partecipare attivamente a diverse attività, come la lavorazione dell’argilla, la scheggiatura della selce, il tiro con l’arco, l’accensione del fuoco, la tessitura con il telaio e la pittura preistorica. Il percorso per raggiungere l’area inizia dal parcheggio delle scuole, sulla destra della palestra. Una scalinata conduce i visitatori attraverso un boschetto ricco di vegetazione, dove è possibile ammirare anche le gallerie della Prima Guerra Mondiale, aggiungendo un ulteriore strato di storia e fascino al percorso. La bellezza naturale del sentiero crea un’atmosfera suggestiva, anticipando l’esperienza unica che attende i visitatori al Villaggio Preistorico Monte Corgnon. Il Villaggio è aperto ai visitatori nei weekend, sia per gruppi che per individui, su prenotazione. Questo permette un’esperienza più personalizzata e un’attenzione particolare alle esigenze e agli interessi dei visitatori. La prenotazione consente anche di organizzare in anticipo la guida esperta, garantendo una comprensione approfondita e coinvolgente del contesto storico del Villaggio.
Type of point of interest: Siti archeologici
Abbazia Cistercense di S.Maria
Immersa nella suggestiva cornice della provincia di Treviso, l’Abbazia Cistercense di Follina, nota anche come Abbazia di Santa Maria o di Sanavalle, si erge come un gioiello storico che racconta secoli di spiritualità e arte. Questo antico monastero, ora sede della parrocchia di Follina e insignito del titolo di basilica minore, ha radici che si perdono nella nebbia del tempo, con la tradizionale data di fondazione nel 1146, anche se non supportata da fonti storiche.
La sua transizione da abbazia benedettina a cistercense, intorno alla metà del XII secolo, è legata alla figura di Sofia di Colfosco, moglie di Guecellone II da Camino, il quale nel 1170 redasse un testamento ricco di donazioni all’abbazia. Follina, dunque, si inserisce nel grande panorama delle abbazie cistercensi, legata strettamente a Chiaravalle e a Cîteaux, rispettivamente importanti centri di questo ordine monastico in Italia ed Europa.
Il complesso abbaziale di Follina non è solo una testimonianza di fede, ma anche un tesoro di opere d’arte di inestimabile valore. All’interno della chiesa, lo sguardo del visitatore è catturato da un affresco di Francesco da Milano risalente al 1527, raffigurante la Vergine col Bambino. La bellezza continua con un crocifisso ligneo di età barocca, un affresco raffigurante San Tommaso d’Aquino, attribuito alla scuola di Tommaso da Modena del XIV secolo, e una scultura in arenaria della Madonna del Sacro Calice, risalente al VI secolo e forse giunta qui durante le crociate dalla lontana Nubia.
L’Abbazia di Follina si apre ai visitatori tutti i giorni con gli orari seguenti: dalle ore 7:00 alle 12:00 e dalle ore 14:30 alle 19:00. Questo luogo di rara bellezza è pronto ad accogliere coloro che desiderano immergersi nella sua atmosfera unica e scoprire la storia impressa nelle sue pietre secolari. Per informazioni dettagliate e visite guidate al complesso abbaziale, è possibile contattare i padri dell’abbazia, i custodi di questo straordinario patrimonio.
Area Archeologica Carsulae
Carsulae – Sydney. Migliaia di chilometri di distanza, eppure questa piccola città in provincia di Terni e la megalopoli australiana sono legate da un filo, in grado di riportarci indietro nel tempo di circa duemila e cinquecento anni.
Sorta nel V secolo a.C., si può quasi dire che Carsulae sia stata scoperta più e più volte. Nel suo destino, che ha attraversato più di venticinque secoli, le campagne di scavo sono infatti state molteplici, a partire dal Cinquecento in poi, fino alle più recenti guidate appunto dalla Maquarie University di Sydney.
Sebbene i primi insediamenti risalgano all’epoca pre-romana, è con la costruzione della Via consolare Flaminia, nel 221 a.C., che la città vive il suo periodo di massimo splendore, di cui oggi sono stati riportati alla luce una grande quantità di monumenti e di strutture edilizie, oltre ad una serie di iscrizioni. Simbolo del sito archeologico è il cosiddetto Arco di San Damiano, insieme all’Anfiteatro, ai Tempi gemelli e a ciò che rimane delle Terme.
Area Archeologica di Sant’Anastasia
Sardara è forse il paese della provincia del Sud Sardegna con la più alta concentrazione di nuraghe, ognuno con caratteristiche uniche. I quattro pozzi sacri nuragici dell’area archeologica di Santa Anastasia, di cui uno solo già scavato e riemerso dal suolo, costituiscono infatti l’unico sito di tutta la Sardegna all’interno di un centro abitato. Il primo pozzo sacro fu scavato nel 1913, ed era originariamente all’interno della Chiesa di Santa Anastasia, edificio che fra l’altro è fra i più antichi di tutta l’isola. Per rendere il pozzo accessibile dall’esterno fu realizzata un’opera non da poco per l’epoca: la facciata della chiesa fu smontata e spostata di qualche metro. Il luogo vanta inoltre la certificazione Herity, vale a dire l’avallo dell’Organismo Internazionale non Governativo per la Gestione di Qualità del Patrimonio Culturale.
Museo Archeologico di Santa Severina
Museo Archeologico – Centro Documentazione e Studi sui Castelli. La dicitura integrale del museo che affaccia su Piazza Campo, cuore del borgo di Santa Severina, nel crotonese, è chiara: chiunque abbia interesse e curiosità su quel complesso sistema di fortilizi e manieri di cui le coste calabre sono disseminate, deve fare tappa qui, per approfondire tutto ciò che riguarda la loro costruzione, funzione e storia, in un arco che copre più di mille anni. Oltre a questa parte sugli “Studi sui Castelli” allestita nel bastione dell’Ospedale, si può poi visitare la sezione archeologica ambientata nelle sale ricavate nei bastioni del Settecento e dedicata ai piccoli e grandi centri abitati che popolarono la Valle del Neto dall’Età del Ferro all’Età Classica.
Parco Archeologico di Sentinum
Visitare il Parco Archeologico di Sentinum, nell’anconetano, significa camminare nella storia, grazie alle numerose evidenze di un abitato datato a qualche secolo prima di Cristo. Cinta muraria, cardo e decumano, resti di un impianto termale pubblico urbano e di uno extra-urbano, colonne di granito, ville con pavimenti a mosaico, botteghe per la fusione del metallo o altri mestieri. La Sentinum dell’epoca romana era così, almeno nel 295 a.C., quando nella sua campagna avvenne la cosiddetta “Batttaglia delle nazioni”, in cui i Romani sconfissero la coalizione Italica formata da Galli Senoni e Sanniti. Una volta caduta in declino e abbandonata, Sentinum divenne una sorta di cava cui attingere pietre e marmi per la costruzione dei monumenti di Sassoferrato, borgo medievale a circa 1 km dagli scavi.
Complesso Nuragico di Riu Mulinu o Cabu Abbas
Dall’alto dei suoi 250 metri, Cabu Abbas era una sorta di vedetta del Golfo e il porto di Olbia. Per questo, fra il 1300 e il 1200 a.C. fu scelto questo luogo per erigere una costruzione fortificata, nota oggi come Nuraghe Riu Mulinu. La torre centrale era circondata da una possente muraglia, peculiare per gli spuntoni rocciosi inglobati lungo il perimetro.
Il nuraghe è monotorre e ha forma circolare, per circa 8 metri di diametro, e presenta una sovrapposizione di blocchi di granito. Le passate campagne di scavo hanno riportato alla luce una fossa sacrificale con frammenti di ossa bruciate e reperti ceramici, e un bronzetto che raffigura una donna con un’anfora sulla testa, tassello prezioso che ha fatto immaginare come il sito di Riu Mulinu fosse un luogo destinato al culto dell’acqua e ai riti sacri.
Parco Archeologico Nuraghe Appiu
Sughere e lecci monumentali circondano il Parco Archeologico Nuraghe Appiu, situato
nelle campagne di Villanova Monteleone, ai piedi del Monte Cuccu, lungo la fascia costiera di Capo Marargiu e Capo Caccia. Aree naturalistiche protette che fanno da “barriera” al sito, che comprende il Nuraghe Appiu trilobato, in parte crollato ma con tre ampie stanze rimaste intatte, un villaggio di circa 200 capanne, un secondo nuraghe monotorre, una Tomba di Giganti e due dolmen di piccole dimensioni. Chi volesse prolungare la passeggiata, lungo i sentieri tracciati potrà socrgere anche i resti di
un circolo megalitico e di un tempio “a megaron”.
Pietre per affilare, macine, mortai, schegge di selce e ossidiana, falcetti in bronzo, vasellame, tegami, fusi e pesi da telaio sono solo alcuni dei reperti rinvenuti nelle capanne, che hanno permesso di attribuire a ciascun ambiente la sua originaria funzione, di bottega piuttosto che di abitazione privata, e di datare l’insediamento agli inizi dell’Età del Ferro, tra il X e IX secolo a.C.
Altare Prenuragico Monte d’Accoddi
Cosa ci fa uno ziqqurat mesopotamico in Sardegna? Di primo acchito, quando si arriva di fronte all’altare prenuragico di Monte d’Accoddi, nella campagna della Nurra, nel sassarese, è a questo che si pensa, ai molti rimandi architettonici a un modello lontano nel tempo e nello spazio che fanno di questo monumento un unicum in tutto il bacino del Mediterraneo occidentale. Molte le leggende nate attorno alle sue origini, risalenti a circa 5000 anni fa, fra cui quella che vuole l’edificio costruito da un principe-sacerdote fuggito dal Medio Oriente. Altro enigma quello della sua funzione, probabilmente religiosa: secondo alcuni studiosi si doveva trattare di un “villaggio-santuario” dedito allo svolgimento di riti legati alla fertilità.
Lungo la ‘vecchia’ statale 131, nel tratto tra Porto Torres e Sassari, appare la sua sagoma tronco-piramidale, con una lunga rampa di accesso. L’altare si erge nello stesso luogo di un precedente “Tempio Rosso”, forse distrutto da un incendio, di cui rimangono alcune tracce. Il “nuovo” tempio a gradoni è oggi circondato da un vasto villaggio nel quale si nota la “capanna dello stregone”, 1600 mq per 6 metri di altezza che si fanno scorgono anche a lunga distanza. Un richiamo a questo sito, con alcuni approfondimenti sulle varie teorie del caso, si trova nel Museo Archeologico Sanna di Sassari, dove sono custoditi i molti reperti rinvenuti in loco.
Reggia Nuragica Santu Antine
Sa Domu de su Re. La dimora del re. Per essere chiamato così, il Nuraghe Santu Antine di Torralba, in provincia di Sassari, doveva avere forma e dignità da reggia, che in parte conserva ancora. È infatti considerato uno dei gioielli dell’architettura protosarda, ossia di quei secoli cosiddetti dell’Età del Bronzo medio e dell’età del Ferro, compresi fra il XVI e il IX secolo a.C.. Mastio centrale e bastione trilobato con attorno un abitato di 14 capanne circolari e di edifici rettangolari di età romana: questo era un tempo e questo in parte è ancora visibile in loco e nelle sale dedicate del Museo della Valle dei Nuraghi nel Logudoro Meilogu, nel centro urbano di Torralba, dove hanno trovato giusto spazio i reperti delle varie campagne di scavo effettuate negli ultimi anni. Una curiosa serie di pani di bronzo, rinvenuta in una delle 14 capanne, è invece custodita nel Museo Sanna di Sassari.