Museo Antichi Mestieri di Calabria

Immaginate un teatro con un’ottantina di figuranti intenti ognuno a compiere il proprio mestiere. Chi il pastore, chi la tessitrice, il vasaio, il calzolaio, il fabbro, il maniscalco, lo scalpellino e così via. Ecco, c’è un luogo dove questo spettacolo va in scena ogni giorno dal 1999, grazie all’opera del Professor Benito Badolato, artefice del Museo Antichi Mestieri di Calabria, fra le attrazioni di Tropea da non perdere. Le 85 statuine si muovono ognuna con il proprio ritmo, riproducendo gesti spesso ormai desueti o dimenticati, ma che all’inizio del Novecento erano la quotidianità.

L’esposizione è arricchita da una documentazione fotografica d’epoca relativa alle diverse attività artigianali, supporto prezioso soprattutto per le nuove generazioni, che quel mondo non lo hanno mai neanche sentito raccontare. Nello stesso edificio si trova anche un’interessante sezione dedicata alle importanti invenzioni e scoperte che hanno contribuito al progresso tecnico scientifico del secolo scorso. Telefax, televisore, telegrafo, frigorifero, macchina per cucire, ed altri oggetti ormai da museo sono il fulcro della Mostra della scienza e della tecnica.

Borgo Antico di Bisceglie

Nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani sorge l’antico borgo di Bisceglie, la cui complessa struttura può essere divisa in intra moenia ed extra moenia. Ciò che è “dentro le mura” sembra quasi scavato in un unico blocco di pietra, con un reticolo di viuzze strette e piazzette dove si affacciano palazzi nobiliari e chiese, fra cui spicca la Cattedrale di San Pietro, consacrata nel 1295.

Qui, scendendo nella cripta, si scopre l’animo sacro del borgo, che venera ancora le reliquie dei tre santi protettori di Bisceglie, i martiri Mauro vescovo, Sergio e Pantaleone. Da visitare anche l’Abbazia di Sant’Adoneo, la Chiesa di Santa Margherita, le Collegiate San Matteo e San Nicolò e San Domenico, ognuna meritevole di essere visitata per i preziosismi architettonici che raccontano oltre mille anni di storia dell’arte, sacra e non solo.

Simbolo del borgo sono la torre “maestra” alta 27 metri, e soprattutto il Castello federiciano, a pianta rettangolare con quattro torri. Secondo alcuni studiosi il nucleo più antico del castello risalirebbe all’XI secolo, sotto il dominio normanno, mentre per altri sarebbe della prima metà del XIII secolo, quindi del periodo svevo.

Intra moenia si possono osservare pure numerosi esempi di case torri, funzionali come abitazioni ma anche come punto di controllo del territorio, e il Palazzo Vescovile, al cui interno è allestito il Museo Diocesano, articolato in tre sezioni, fra dipinti provenienti da varie chiese locali, gioielli e “tesori” della Cattedrale. Una volta usciti “fuori le mura”, si può andare alla scoperta di ville e casali di campagna, e persino di dolmen e e grotte anticamente abitate.

Darsena A Vele Spiegate

Fra le numerose marine private del Porto di Bari c’è la Darsena Marisabella, dove ha sede A Vele Spiegate, struttura con 100 posti barca per imbarcazioni dai 5 ai 20 metri di lunghezza con pescaggio massimo di 4 metri e pontili fissi non galleggianti, attrezzata di Clubhouse con area accoglienza e sistemi di sicurezza come la guardia notturna e la videosorveglianza h24. Non solo. Fra i servizi offerti ci sono anche la manutenzione tecnica delle imbarcazioni, i corsi di vela per ogni livello, da quelli per principianti fino a quelli propedeutici per le patenti nautiche. E ancora, se l’idea è quella di noleggiare una barca, c’è anche la possibilità di affittarne una adatta alle proprie esigenze e con tanto di skipper on board.

Nuraghe Izzana

Lungo la Strada Statale 74 che transita da Aggius verso Trinità d’Agultu, in provincia di Sassari, si trova il Nuraghe Izzana, databile tra la fine del Bronzo antico e il Bronzo finale, ad oggi una delle strutture nuragiche più maestose e particolari della Gallura. Grandi massi di granito dalle curiose forme antropomorfe conducono nel cuore della Valle della Luna – nota per la sua bellezza selvaggia e per le grotte scavate da vento e acqua – dove si erge la torre del nuraghe, possente e formata da blocchi di granito appena sbozzati e disposti in filari irregolari. La struttura ha vari ingressi, che portano tutti alla camera a tholos, che fanno pensare a una serie di rimaneggiamenti succedutisi nel tempo.

Nuraghe Cuccurada

Mogoro è un borgo dell’oristanese noto per la produzione di ottimi vini e tessuti artigianali, oltre che per la natura rigogliosa e selvaggia che lo circonda. Qui, immerso nella macchia mediterranea si trova il Parco Archeologico di Cuccurada, arroccato sullo sperone roccioso noto come Sa Struvina: la vista spazia dalla valle del rio Mogoro al mare della Costa Verde, attraverso Campidano e i monti Arci, Arcuentu e Linas. Un panorama che apre il cuore e predispone alla scoperta delle vestigia antiche riportate alla luce grazie a una dozzina di campagne di scavo tuttora in corso: una muraglia megalitica, una struttura ciclopica a pianta ellittica, un nuraghe dalla struttura complessa e inconsueta e i resti di capanne nuragiche sovrapposte a un più antico insediamento eneolitico, risalente cioè alla seconda metà del III millennio a.C.. A fare di Cuccurada un sito “speciale” è proprio la sovrapposizione di varie culture in un lasso di tempo amplissimo che parte dalla cosiddetta cultura di San Michele di Ozieri, datata al Neolitico finale (3200-2800 a.C.).

Un cosiddetto protonuraghe del XX-XIV a.C., ossia l’edificio primitivo “a corridoio”, fa da base al nuraghe con la funzione di fortezza, inglobato poi in una sorta di bastione con quattro torri perimetrali, raccordate da mura rettilinee che chiudono un vasto cortile interno. Gli scavi effettuati nel cortine hanno svelato un unicum in tutta la Sardegna: la presenza di capanne all’interno delle mura, coeve di quelle extra perimetrali, risalenti forse al Bronzo finale, ma costruite su strutture precedenti utilizzando conci del nuraghe stesso. Risale invece alla fine del III millennio a.C. la poderosa muraglia megalitica che circonda tutto il sito. La visita del Parco Archeologico di Cuccurada trova la sua estensione nel Museo Archeologico di Cagliari, allestito nel seicentesco Convento del Carmine di Mogoro: qui sono infatti conservati i molti reperti rinvenuti durante gli scavi, quali
scodelle, ciotole e tegami, reperti litici, fusaiole per la filatura, e un piccolo ‘bottone’ in bronzo, raffigurante una dinamica scena di caccia.

Fondazione Museo Pino Pasquali

Nell’ex mattatoio comunale di Polignano a Mare, una struttura con un’invidiabile posizione a strapiombo sulla scogliera, l’artista barese Pino Pascali sognava di farci la sua casa ideale. In effetti, anche se postumo, oggi è come se quel sogno avesse preso concretezza, perché dal 1998 ospita il Museo Pino Pascali, dal 2010 trasformato in Fondazione.

Una realtà nata grazie all’importante lascito di opere e cimeli della famiglia dell’artista, e al sostegno della Regione Puglia e del Comune di Polignano a Mare. Pino Pascali è stato a tutti gli effetti uno dei più importanti esponenti dell’Arte italiana e non solo che ha segnato gli Anni Sessanta, scomparso prematuramente a soli 33 anni a Roma.

La Fondazione offre oggi anche uno sguardo allargato sull’arte pugliese, dando spazio ad altri autori, vincitori del Premio Pino Pascali, e organizzando periodicamente mostre temporanee di livello internazionale. Questo format così aperto e globale ha permesso a questa realtà “di provincia” di mettersi in luce e farsi conoscere per gli alti standard museali, tanto da aver conquistato, nel 2013, il Primo Premio come Miglior Fondazione d’Arte Contemporanea d’Italia.

Centro per la Conservazione dell’Arredo Sacro e del Costume Religioso

Al civico 30 di Via della Sassetta a Castagneto Carducci, in provincia di Livorno, si trova la Chiesa della Madonna del Carmine, al cui interno è allestito il Centro per la Conservazione dell’Arredo Sacro e del Costume Religioso. Precisamente, il piccolo museo è ricavato nella Cappella della Madonna delle Rose, un tempo sede della Confraternita del Carmine, fino a quando nel 1785, il Granduca di Toscana Leopoldo II non decise di sopprimere tutte le confraternite laiche.

Acquistata dalla famiglia Milanta, la cappella fu donata nel 1884 alla Misericordia, e ad oggi raccoglie arredi liturgici e paramenti sacri di varie chiese della zona e della nobile famiglia della Gherardesca. La collezione è talmente ricca che l’esposizione cambia ogni tre anni, a rotazione, con cicli legati alle feste in onore del SS. Crocifisso.

Parrocchia di San Lorenzo Martire

Se Abbateggio, in provincia di Pescara, è fra i “Borghi più belli d’Italia” lo si deve anche alla Chiesa di San Lorenzo Martire, che nella sua semplicità sa trasmettere un senso di composta eleganza. Con la sua facciata in muratura di pietrame affiancata dalla torre dell’orologio e divisa in due livelli con paraste tuscaniche, trabeazione intermedia e timpano triangolare, accoglie i visitatori con un ben portale in pietra che apre su un impianto interno ad aula con loggia per la cantoria, altari laterali e abside semicircolare, con copertura a volta a botte lunettata e semicatino absidale. Lo stile tardobarocco ottocentesco connota lo spazio, ornato da stucchi e cartigli, mentre gli altari sono in muratura con ordine architettonico e timpani di forme diverse con decorazioni in stucco, cartigli e figure a rilievo, come le superfici delle volte.

Necropoli di Filigosa

Il Marghine è un’area della Sardegna Centro-Settentrionale che poco ha a che fare con l’isola dal mare cristallino e dei resort extralusso. E’ una zona dove si va per scoprire autenticità, atmosfere antiche, natura selvaggia e persino una civiltà che ha avuto origine e sviluppo esclusivamente nei dintorni di Macomer. Si tratta delle cultura neololitica denominata Filigosa-Abealzu, attiva nei sito del Nuraghe Ruiu e della Nacropoli di Filigosa, in uso dalla metà del III millennio agli inizi del II millennio a.C.. Quest’ultima comprende quattro tombe, tre delle quali scavate ai piedi dell’altura, la quarta in posizione sopraelevata. Lunghi corridoi introducono alle sepolture, disposte sul crinale naturale della collina. Al centro della camera sepolcrale si trova un focolare circolare, probabile segno per accompagnare il defunto nel regno dei morti.

Borgo di Crecchio

Sulle colline della provincia di Chieti si trova il piccolo borgo medievale di Crecchio, un condensato di arte e storia, che si ha occasione di riassaporare nel corso dell’evento estivo “a cena con i bizantini”, festa che attraverso costumi e danze dell’epoca e prodotti tipici del paese rievoca la presenza bizantina in Abruzzo. Fra i piatti cult dell’evento ma anche delle osterie locali, maccheroni alla chitarra, fiadoni e agnello alla bizantina. La visita del borgo è un alternarsi di architetture e atmosfere medievali e bizantine, che vanno da quelle militaresche del Castello Ducale a quelle mistiche della Chiesa di Santa Maria da Piedi, della Chiesa del Santissimo Salvatore del Santuario di Santa Elisabetta. Il consiglio è di dedicare il giusto tempo in particolare al Museo dell’Abruzzo Bizantino ed Altomedievale ricavato all’interno del Castello Ducale, il cui nucleo originario è costituito dalla torre “dell’ulivo“ in stile duecentesco.

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