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Museo e Parco Archeologico “Archeoderi”

Menorah, Shofar, Torah. Nell’Aula della Preghiera della Sinagoga rinvenuta nel Parco Archeologico Archeoderi di Bova Marina ci sono tutti gli elementi per riscrivere un pezzo di storia della Calabria e non solo. Il suo ritrovamento negli anni Ottanta ha infatti permesso di aprire nuovi scenari nell’ambito della presenza del culto ebraico nel Sud dell’Italia e più in generale nel Mediterraneo: essendo stata in uso tra IV e VI secolo d.C., è infatti la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica.

Gli scavi hanno da subito evidenziato due nuclei dell’edificio e riportato alla luce un gran numero di manufatti ora esposti nel Museo annesso al Parco Archeologico: il mosaico pavimentale policromo dell’Aula della Preghiera risalente al IV secolo d.C., il tesoretto di 3079 monete in bronzo custodite in una brocchetta del IV-V secolo d.C. e il miliario stradale del IV secolo d.C. rinvenuto in località Amigdalà non lontano dall’odierna SS 106.

Borgo di Guardiagrele

L’etimologia del toponimo Guardiagrele porta lontano e permette di ripercorrere 2500 anni di storia. In principio, nel IX secolo a.C., fu Aelion, da Hélios, Apollo, Dio del Sole, da cui Graelion, divenuto Graelium con i Romani, Grele con i Longobardi e Graeli con i Normanni, e infine in Guardia (dal longobardo warda, che indica un posto di vedetta militare) di Grele, da cui l’attuale Guardiagrele. A Guardiagrele ha sede il Parco Nazionale della Majella, area ricca di acque, boschi e pascoli, anfratti e valli nascoste da scoprire a passo lento, in mountain bike o a cavallo. I sentieri sono segnalati e attrezzati con appositi cartelli predisposti dal Club Alpino Italiano su flora e fauna, che da queste parti include l’orso, il lupo e l’aquila.

Chi volesse invece affidarsi a guide specializzate può farne richiesta presso la Cooperativa Sociale Linea Verde, che offre anche tour storico-culturali nel Borgo Medievale di Guardiagrele. Questo tocca la Cattedrale di Santa Maria Maggiore, il Sacrario di Andrea Bafile, il Museo del Costume e della Tradizione, la bella Villa Comunale, la Chiesa di Santa Maria Del Carmine, Torre Orsini e la Chiesa di San Rocco. Sempre a Guardiagrele, in località Piana delle Mele, ha inoltre sede il Parco Avventura Majella, il più grande Parco Avventura d’Italia, con oltre 250 giochi sospesi tra gli alberi, collegati da passerelle, ponti tibetani, tunnel e tirolesi mozzafiato.

Borgo di Penne

C’è stato un momento del lungo passato di Penne in cui questo borgo pescarese, situato a uguale distanza tra il Mar Adriatico e il Gran Sasso, è stato l’antica capitale della popolazione italica dei Vestini. Da allora, mille vicissitudini storiche hanno modificato e arricchito di significato il tessuto urbano e il territorio, come rivelano le visite al Museo Archeologico G. B. Leopardi allestito nelle sale del Palazzo Vescovile, al Museo Civico Diocesano ricavato nella cripta del Duomo, al Museo di Arte Moderna e Contemporanea ambientato negli spazi tardo-cinquecenteschi di Palazzo De Leone, nei pressi del Duomo, e infine al Museo Naturalistico De Leone, situato nella Riserva naturale regionale Lago di Penne, in contrada Collalto.

Non c’è quindi da stupirsi che faccia parte dei “Borghi più belli d’Italia”. Oltre alle molte bellezze artistiche, Penne è la porta di accesso al Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, immerso com’è nella Riserva naturale controllata Lago di Penne. Ciò ne fa una perfetta meta escursionistica per chi vuole praticare trekking, birdwatching, equiturismo e persino pesca sportiva presso l’Oasi Lago di Penne. Fra le passeggiate più piacevole c’è quella che conduce alla Chiesa e Convento Santa Maria in Colleromano, del XIV secolo, appartenuti prima ai Benedettini e poi agli Osservanti. Da notare come portale romanico, bestiario medievale, capitelli traforati, formelle e sculture sono opera di una scuola locale originaria di Atri, piccolo borgo medievale non lontano da qui. Sulla strada che conduce al lago di Penne, si può invece fare sosta presso la Chiesa barocca di Santa Maria del Carmine, con facciata settecentesca.

Borgo di Pretoro

“Castrum Pretorii de Theti”. La toponomastica non mente mai, e infatti Pretoro sorge sui resti di un fortilizio posto nel V a.C. a guardia della valle e del Passo Lanciano – Maielletta, là dove oggi sorge un comprensorio sciistico. Ricostruito più volte, l’ultima delle quali nel Seicento, Pretoro è inserito nel circuito dei “Borghi più belli d’Italia”: vicoli, stradine strette, case scavate nella pietra, e un’infinità di gradini, 1407 in tutto, da percorrere fra chiesine, palazzi nobiliari e botteghe di piccoli artigiani dediti per lo più alla lavorazione del legno. Tornitori, scalpellini e intagliatori di mortai, setacci per la farina, strumenti per fare la pasta alla chitarra, cucchiai e forchette di legno.

Tre gli edifici religiosi da visitare. La chiesa di Sant’Andrea Apostolo, del XV – XVI secolo, la chiesa di San Nicola, romanica d’origine e poi rivista in chiave tardorinascimentale e secentesca, nota come chiesa di San Domenico, luogo di culto usato per le celebrazioni de Lu Lope (il lupo) e dei Serpari (i manipolatori di serpenti). E infine l’Eremo della Madonna della Mazza, di origine duecentesca o trecentesca, frequentato in estate e soprattutto la prima domenica di luglio, quando la Madonna viene riportata in processione qui, sui monti, dopo aver trascorso due mesi nella chiesa di Sant’Andrea.

Il territorio di Pretoro – primi Comuni in Italia a sperimentare un progetto di audioguide su telefonia mobile, tuttora attivo – è particolarmente vocalo per l’escursionismo. E’ infatti inserito nella Riserva Naturale Valle del Foro, creata nel 1997 come primo nucleo del Parco Nazionale della Maiella, e comprende la suggestiva area dei mulini rupestri, meta meritevole di una deviazione. A livello faunistico, l’area è inoltre dedicata al ripopolamento dei lupi.

Cimitero-Museo “Le Mummie di Ferentillo”

Fra i borghi medievali della provincia di Terni c’è Ferentillo, che nella cripta della Chiesa di Santo Stefano nasconde qualcosa di unico in Umbria, noto come il Cimitero-Museo “Le Mummie di Ferentillo”. L’edificio sorge nel XV secolo sui resti di una struttura precedente di epoca romanica, divenuta appunto la cripta, dove sono conservate alcune mummie di cui è stata resa nota l’esistenza solo nel 1805, quando un editto napoleonico ordinò di riesumare tutte le salme sepolte all’interno delle chiese. Ciò che si vede scendendo nella cripta è impressionante: all’interno di teche sono custoditi una ventina di corpi mummificati – il più antico dei quali ha oltre quattro secoli – la cui conservazione è dovuta alla ventilazione costante e alla presenza di particolari microrganismi nella terra. Santo Stefano mostra anche alcune interessanti opere d’arte: due piccole logge con balaustre in legno di gusto rococò, una grande tela del 1759 raffigurante il Martirio di Santo Stefano, opera di Giuseppe Rosi, l’affresco del Presepe di Pierino Cesarei del 1595, lo splendido fonte battesimale e un tabernacolo per gli oli sacri datato al XVI secolo.

Museo Diocesano di Tropea

Sotto il portico del palazzo svevo che ospita il Museo Diocesano di Tropea ci sono cinque sculture marmoree provenienti da due situazioni distinte, San Pietro e San Paolo originariamente esposte nella vecchia Cattedrale barocca, e tre copie delle statue realizzate per il Duomo di Messina. Un’accoglienza solenne che ben introduce alle sale espositive dove si passano in rassegna cinque secoli di storia della Chiesa e dell’arte, grazie a una collezione di opere e suppellettili sacre in argento che coprono dal XIV al XIX secolo. Oltre che dalla Cattedrale, esse provengono anche dalle altre chiese ormai schiuse, creando una collettanea di grande varietà. Fra i pezzi più antichi e preziosi spiccano un pastorale in argento dorato e smalti del ‘400, un’icona del ‘500 raffigurante la Madre della Consolazione e un gruppo di opere settecentesche di cultura napoletana.

Museo Civico del Mare di Tropea – MuMaT

Tropea al centro del mondo, paleontologico e scientifico. Per un borgo di poco più di 6.000 abitanti riconosciuto nel mondo per le sue bellezze architettoniche e artistiche non è una cosa scontata. E invece proprio qui, su un promontorio a picco sul mare Tirreno, ecco il MuMat, il Civico Museo del Mare allestito dentro al Palazzo Santa Chiara di Tropea, recuperato di recente insieme all’annesso Convento delle Clarisse.

Assai articolata e meritevole di menzione la storia dell’edificio originario: fondato nel 1261 per ospitare uno dei primi conventi dell’Ordine delle Clarisse in Calabria, fu riconvertito in residenza privata dopo il terremoto del 1783, e poi nel XX secolo in ospedale. Con l’apertura del museo, la chiesa è diventata l’auditorium, il refettorio e la cucina le sale espositive oggi custodi di reperti fossili e materiali provenienti dal territorio circostante e dalla costa.
Gestito dal Gruppo Paleontologico Tropeano, attivo da più di trent’anni nella zona, il MuMat ha avviato un programma di analisi dei reperti recuperati in collaborazione con istituti e studiosi di livello nazionale e internazionale, quali Daryl Paul Domning della Howard University di Washington, Nikos Solounias della American Museum of Natural History di New York, Lorenzo Rook dell’Università di Firenze, James Brink del National Museum Bloemfontein di Johannesburg.

Nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu

Possedere un sito archeologico non è cosa comune, e ciò fa del Nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu un unicum assoluto, dell’oristanese e della Sardegna tutta. Parte del nuraghe è infatti stato donato allo Stato agli inizi del Novecento, ma parte è ancora di proprietà privata. Ancora, perché nella realtà il Comune di Villanova Truschedu sta ultimando le pratiche per acquisirlo e trasformarlo in un parco archeologico e naturalistico aperto al pubblico. Nel frattempo, non resta che ammirare ciò che è stato riportato alla luce dagli scavi eseguiti intorno al 1915 da Antonio Taramelli, e poi ripresi nel 1991-92 dalla Soprintendenza Archeologica per le province di Cagliari e Oristano. Risale invece al 2006 il cantiere sostenuto dal Comune di Villanova Truschedu per eseguire opere di sistemazione e valorizzazione. In particolare, con gli scavi degli anni Novanta sono stati recuperati numerosi reperti oggi conservati all’interno del complesso del nuraghe Losa di Abbasanta.

Una visita del sito permette di apprezzare la struttura complessa del nuraghe, composto da diverse strutture: un corpo principale, un cortile scoperto, una torre secondaria e una principale. Entrambe le torri presentano due camere circolari coperte con volte a cupola, e la più grande della torre maggiore, con un diametro di quasi 7 metri, è fra le più vaste della Sardegna. Il nuraghe Santa Barbara si trova al centro di un insediamento sorto in età nuragica e abitato fino al periodo altomedievale, come ricorda il nome stesso, allusivo della presenza di una chiesa di età bizantina o anche successiva. Fra la vegetazione selvaggia si può infine scorgere la traccia di un’imponente muraglia costruita con blocchi di grandi dimensioni, che un tempo difendeva l’intero abitato.

Parco Archeologico di Iloi

Ad appena 2 km dal borgo di Sedilo, nell’oristanese, si può visitare il Parco Archeologico di Iloi, posto su una collina di 270 metri di altezza che domina l’antica valle del fiume Tirso e il Lago Omodeo. Al centro del sito si erge il nuraghe complesso con tre torri e corpo trapezoidale, realizzato in più fasi, fino al Bronzo finale. Tutt’attorno si sviluppa l’abitato con numerose strutture circolari, alcune delle quali con funzione cultuale, e due Tombe di Giganti, con corpo centrale absidato, corridoio funerario coperto e prospetto a esedra.
A circa 300 metri dai resti nuragici, si possono riconoscere anche le tracce di 33 domus de janas, che formano la necropoli di Ispiluncas, scavata nel tufo nel Neolitico finale. Le domus sono in parte pluricellulari, in parte monocellulari: ne sono un esempio la “tomba 2”, articolata in 13 ambienti e con tracce di pittura rossa, segno di una certa cura estetica, e la “tomba 3”, con un ambiente centrale quadrangolare attorno al quale si dispongono i vani secondari. Entrambe le sepolture sono state impiegate fino all’alto Medioevo.

Il Parco di Iloi è solo una delle attrattive del borgo di Sedilo, al centro di un’area di grande interesse naturalistico: il Lago Omedeo è infatti meta ideale per escursioni di trekking e per la pratica della canoa. Non solo. Qui si trova anche il Santuario di San Costantino, che ogni anno a luglio fa da sfondo alla giostra equestre dell’Ardia, e che nel resto dell’anno, avvolto nel silenzio di una natura incontaminata, torna ad accogliere pellegrini nelle numerose cumbessias, gli alloggi destinati all’accoglienza.

Borgo Antico di Bisceglie

Nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani sorge l’antico borgo di Bisceglie, la cui complessa struttura può essere divisa in intra moenia ed extra moenia. Ciò che è “dentro le mura” sembra quasi scavato in un unico blocco di pietra, con un reticolo di viuzze strette e piazzette dove si affacciano palazzi nobiliari e chiese, fra cui spicca la Cattedrale di San Pietro, consacrata nel 1295.

Qui, scendendo nella cripta, si scopre l’animo sacro del borgo, che venera ancora le reliquie dei tre santi protettori di Bisceglie, i martiri Mauro vescovo, Sergio e Pantaleone. Da visitare anche l’Abbazia di Sant’Adoneo, la Chiesa di Santa Margherita, le Collegiate San Matteo e San Nicolò e San Domenico, ognuna meritevole di essere visitata per i preziosismi architettonici che raccontano oltre mille anni di storia dell’arte, sacra e non solo.

Simbolo del borgo sono la torre “maestra” alta 27 metri, e soprattutto il Castello federiciano, a pianta rettangolare con quattro torri. Secondo alcuni studiosi il nucleo più antico del castello risalirebbe all’XI secolo, sotto il dominio normanno, mentre per altri sarebbe della prima metà del XIII secolo, quindi del periodo svevo.

Intra moenia si possono osservare pure numerosi esempi di case torri, funzionali come abitazioni ma anche come punto di controllo del territorio, e il Palazzo Vescovile, al cui interno è allestito il Museo Diocesano, articolato in tre sezioni, fra dipinti provenienti da varie chiese locali, gioielli e “tesori” della Cattedrale. Una volta usciti “fuori le mura”, si può andare alla scoperta di ville e casali di campagna, e persino di dolmen e e grotte anticamente abitate.